Colle Santa Lucia
(Col in ladino)
Colle Santa Lucia è un piccolo paese ladino, il nome del Comune riunisce numerose contrade con sede comunale e parrocchiale a Villagrande. L’antico nome della località, Buchberg (Monte dei faggi), si trova in un documento del 1145 in abbinamento al sito minerario sulle pendici del monte Pore denominato Wersil o Fursil.
Le pendici orientali del monte Pore, fino al confine con il Cadore (Selva di Cadore) lungo la vallata del torrente Codalonga, e tutto il territorio di Livinallongo (Fodom), in epoca medioevale appartenevano alla Contea del Norital, dominio del Principato Vescovile di Bressanone (Brixen) per effetto dell’insediamento voluto dall’Imperatore Corrado II ‘il Salico’ nel 1027.
Per un lungo periodo, intervallato da problematiche ed indecifrabili faide di signorotti locali, la giurisdizione della “Bacchetta di Livinallongo” regolata dal rigido “Statuto della Bacchetta”, dipese direttamente dal Castello di Andraz con i vari Signori formalmente vassalli del Principe Vescovo di Bressanone, che tuttavia crearono non pochi problemi giuridici al Principe Vescovo. La vita della piccola comunità era rigidamente regolata dallo statuto e prevedeva, oltre a gravosi tributi, prestazioni d’opera nelle ricche miniere del Fursil e manutenzione della strada ‘Della Vena’, detta anche via del Ferro, indispensabile manufatto per il trasporto ai forni fusori, alle officine di lavorazione e al commercio del prezioso materiale.
Ha inoltre una magnifica vista su due delle più belle vette delle Dolomiti, il Pelmo e il Civetta. Il perché del nome Colle Santa Lucia è facilmente intuibile una volta raggiunto questo paese, collocato in splendida posizione panoramica sulla cima di un rilievo che domina la Val Fiorentina.
Storia
Colle Santa Lucia, nota un tempo con i toponimi tedeschi Puchberg o Wersil (più tardi Fursil). La zona risulta compresa nel principato vescovile di Bressanone (a sua volta legato alla contea del Tirolo) e amministrata per mezzo di un capitano residente nel castello di Andraz.
La borgata capoluogo, Villagrande, ospita la chiesa dedicata a Santa Lucia, sorta nel XIV secolo e quindi successivamente modificata in più occasioni fino a raggiungere l’aspetto attuale, mentre tra gli altri edifici spicca l’antica e notevole casa Chizzali Bonfadini, o Cesa de Jan, con le sue magnifiche inferriate (XVII secolo). L’edificio è oggi sede dell’istituto culturale ladino che ne ha assunto anche il nome.
La cultura ladina è fortemente radicata a Colle Santa Lucia e gli abitanti rimangono tuttora molto legati alle proprie originali tradizioni, che li accomunano al mondo tirolese. Colle Santa Lucia, insieme alle altre due realtà bellunesi della ladinia storica – Livinallongo del Col di Lana e Cortina d’Ampezzo -, rimase infatti sotto il dominio austriaco fino al temine della Prima Guerra Mondiale, conflitto che investì direttamente anche l’abitato di Colle, a ridosso delle prime linee sul fronte dolomitico.
Fino a non molto tempo fa la vita di questo paese – composto, oltre che dal capoluogo, da numerose piccole frazioni sparse – era incentrata, come nelle realtà vicine, sulla tradizionale economia rurale di montagna, con tutte le mansioni che comportava: lo sfalcio dei prati, la coltivazione di orti e piccoli campi, l’allevamento familiare, il lavoro dei boschi.
Ancora più indietro, una notevole importanza aveva l’attività estrattiva legata alla presenza delle miniere del Fursil, sfruttate fino alla metà del XVIII secolo. La strada da la vena, antico percorso per il trasporto del minerale di ferro che portava dalle miniere al Castello di Andraz, dove erano situati i forni fusori, è stata oggetto recentemente di interventi di recupero e valorizzazione: la varietà e bellezza dell’ambiente alpino in cui il percorso è collocato, insieme agli aspetti storici e culturali peculiari dello stesso, ne fanno uno degli itinerari turistici più interessanti della regione dolomitica.
Oggi Colle Santa Lucia è un piccolo paese alpino, circondato da alcune tra le più belle cime del mondo dichiarate dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità: Pelmo, Civetta e Marmolada.
Monumenti e luoghi d’interesse
Cesa de Jan
Ovvero, casa Chizzali-Bonfadini, è uno dei monumenti più importanti del comune. Fu costruita nel 1612 per ospitare l’amministrazione delle miniere del Fursil dalla locale famiglia Chizzali, i cui membri cambiarono il cognome in Bonfadini per essere divenuti eredi di un’omonima famiglia veneziana. Fecero grandi fortune in campo economico e nel 1648 consegnarono alle casse della Serenissima i centomila ducati necessari per accedere al patriziato. Ricevettero titoli nobiliari anche dal vescovado di Bressanone.
Collocato nel centro di Villagrande, a pochi passi dalla parrocchiale, l’edificio presenta le caratteristiche tipiche dell’architettura tirolese. La facciata principale è rivolta a sud verso la val Cordevole: al piano terra si trova il portale d’ingresso, introdotto da un’arcata (sul muro di destra si possono notare tracce di affreschi); sopra, al primo piano, si trova un erker, mentre l’ultimo livello si caratterizza per una bifora. Tutte le aperture sono protette da pregevoli inferriate, realizzate con lo stesso ferro estratto dai giacimenti. La parete est, quella rivolta alla chiesa, presenta due barbacani aggiunti nel Ottocento per rinforzare la struttura dopo un terremoto.
Degli interni vanno citate le peculiari scale a chiocciola (che richiamano quelle del castello di Andraz), le stue rivestite in legno e i soffitti a volta di cantine e corridoi.
Una parte della Casa de Jan è oggi sede dell’omonimo Istitut Cultural Ladin, rivolto alla tutela della popolazione ladina Colle Santa Lucia, Livinallongo del Col di Lana e Cortina d’Ampezzo.
Chiesa parrocchiale di Villagrande
In stile Gotico alpino, arricchito dal Barocco Rococò, esisteva già nel 1200 come raccontano le leggendarie storie legate alla dedizione a Santa Lucia. Un primo documento certo, del Principe Vescovo Alberto, è datato 1336. Altri documenti attestano dei restauri e rifacimenti barocchi con la facciata ingentilita dal nobile portale e dal prezioso rosone. Del 1600 i lavori a stucco in stile rococò. Da notare il cimitero attorno alle mura perimetrali della chiesa, come in tutta l’area non soggetta ai dettami napoleonici che obbligarono lo spostamento cimiteriale fuori dal contesto urbano.
Palazzo Ghizzali-Bonfadini
Caratteristico per le imponenti inferriate, risale al 1612 e fu sede amministrativa delle Miniere del Fursil.
Un maso
Ai piedi del monte Pore, denominato Fursil, fu donato dal Principe Vescovo Hartmann al convento di Novacella (Agostiniani), dallo stesso fondato alcuni anni prima.
Leggenda vuole che un frate scoprisse l’esistenza di ricchi filoni di Siderite Manganesifera, dalla quale si estrae ferro particolarmente indicato per lame e spade e lavorazioni per materiale ‘tecnico’ pregiato poco soggetto all’arruggimento per via del manganese.
Il pregiato ferro era noto come “Ferro dell’Agnello” per via del sigillo del Principe Vescovo di Bressanone e nell’attività commerciale si distinse la Serenissima Repubblica, con una specie di trattato d’appalto.
La chiusura delle miniere avvenne nel 1753, non estranei i gravi problemi ambientali (piogge acide…) e la dilapidazione del bosco per la legna dei forni fusori situati a Selva, Andraz, Valparola e Caprile.
Un tentativo di riutilizzo avvenne in epoca ‘autarchica’ (1938-1942), ma il costo estrattivo e la lavorazione non erano più concorrenziali.
Casa Piazza
L’abitazione dei Conti Piazza, gastaldi del piccolo ma ricco paese, risale al 1585. Lo stemma è ancora visibile sulla facciata della casa che si trova sulla destra salendo verso la chiesa.
Da qui è possibile partire per numerose escursioni ed, in inverno, è possibile accedere comodamente agli impianti di risalita del comprensorio Lagazuoi-Cinque Torri-Giau e dello Ski Civetta, raggiungibile da Selva di Cadore a pochi chilometri dal centro del paese.