Cortina d’Ampezzo
(Anpezo o Ampëz in ladino)
Fa parte dello Stato Veneto dal 1420, fino al 1511 era parte integrante del Cadore di cui costituiva una delle dieci centene. Quando il Cadore fu invaso da Massimiliano d’Asburgo all’inizio della guerra della Lega di Cambrai, l’esercito veneto, nel riconquistarlo, rinunciò ad occupare l’Ampezzo per dirigersi verso il Friuli. Sotto l’impero asburgico prima e quello austro-ungarico (1511-1918) poi, il comune faceva parte del Tirolo. Con la semplice denominazione di “Ampezzo del Cadore”, il comune fece parte ancora della provincia di Trento (all’epoca comprendente anche l’Alto Adige) fino al 1923, quando vi fu l’aggregazione del territorio alla provincia di Belluno.
Territorio
Cortina è situata al centro della Conca d’Ampezzo, nell’alta Valle del Boite, che fu il bacino terminale di un antico ghiacciaio quaternario, ed è posizionata tra il Cadore (a sud) e la Val Pusteria (a nord), la Val d’Ansiei (a est) e l’Alto Agordino (a ovest). Con i suoi 252,81 km², Cortina d’Ampezzo è il secondo comune più esteso del Veneto (dopo il capoluogo Venezia).
Le formazioni geologiche presenti all’interno del parco naturale regionale delle Dolomiti d’Ampezzo sono di chiara origine sedimentaria, risalenti ad un periodo compreso tra il Triassico medio (230 milioni di anni fa) e il Cretacico superiore (90 milioni di anni fa) dell’era mesozoica, costituite principalmente da rocce quali la dolomia e il calcare.
Orografia
Cortina è circondata a 360° dalle Dolomiti Ampezzane, facenti parte della sottosezione delle Dolomiti di Sesto, di Braies e d’Ampezzo, nelle Alpi Orientali, che conferiscono alla vallata una bellezza unica al mondo. Tra le montagne più famose si ricordano le Tofane a ovest, il Pomagagnon a nord, il Cristallo a nord-est, il Faloria e il Sorapiss a est, il Becco di Mezzodì, la Croda da Lago e il gruppo del Nuvolau a sud. Il territorio comunale varia d’altitudine da un minimo di 1.057 m a un massimo di 3.244 m, con un’escursione altimetrica pari a 2 187 m. Il centro urbano, invece, si trova all’incirca a 1.224 m d’altitudine.
Idrografia
Numerosi sono i corsi e i bacini d’acqua che vanno a formare l’insieme idrografico ampezzano: le fonti del Rufiédo, del Felizón e del Boite, Fanes, poi ruscelli e torrentelli che scorrono lungo le pendici rocciose dei monti e nei boschi.
Di modestissime dimensioni sono i laghetti alpini, ma che costituiscono dei biotipi di elevato interesse naturalistico.
Il Ladino
Cortina d’Ampezzo ha la sua lingua, che appartiene all’area del Ladino Dolomitico e dietro a questa lingua c’è naturalmente una storia.
Nei tempi antichi i popoli delle valli dolomitiche, e in genere delle Alpi centro – orientali, parlavano idiomi diversi ma più o meno simili tra loro, derivanti dal linguaggio dei Celti e dei Reti. Queste genti appresero a poco a poco il latino volgare portato da guardie e legionari romani, in seguito alle espansioni in epoca imperiale.
L’idioma precedente non scomparve del tutto: ogni popolazione mantenne molte voci arcaiche nel suo lessico e quelle particolarità fonetiche e sintattiche che ritroviamo ancora oggi e rendono il Ladino un’interessante materia di studio.
Il Ladino d’Ampezzo con il passare dei secoli si è modificato mantenendo però caratteristiche proprie.
Non esistono documenti antichi nella nostra lingua, ma si possono ritrovare termini ampezzani di uso comune in vecchi testamenti, processi e spesso si tratta di espressioni tuttora usate.
La legge 482 del 1999 tutela e protegge le lingue minoritarie a livello nazionale ed esiste ora un progetto rivolto a ottenere il riconoscimento della lingua ladina come “bene immateriale dell’UNESCO”.
Nel 1920 appare per la prima volta la bandiera ladina con i colori della natura delle nostre valli:
- il verde dei boschi e dei prati,
- il bianco della neve e delle rocce dolomitiche
- l’azzurro del cielo.
Stemma Comunale
Lo stemma cittadino viene così definito in linguaggio araldico:
« Campo di cielo, alla torre quadrata merlata alla ghibellina; d’oro, coperta di rosso, murata, aperta e finestrata di nero, caricata di due rami di pino, al naturale, posti in croce di Sant’Andrea; la torre addestrata e sinistrata da due pini al naturale, riuniti da una catena di ferro; il tutto su campagna erbosa di verde.»
Il motto ampezzano, scritto a caratteri maiuscoli su un nastro dorato posto sotto lo stemma comunale, recita:« Modo vivo ac tuta quiesco » ovvero « Vivo con parsimonia e riposo tranquilla » L’emblema locale viene poi spesso posto al centro della bandiera d’Ampezzo, formata da tre bande verticali d’egual misura: le esterne di colore celeste, bianca la centrale. Altro vessillo ampiamente utilizzato in Ampezzo è, inoltre, il celebre tricolore a bande orizzontali blu – bianco – verde, bandiera ufficiale dell’area ladina.
All’epoca della dominazione austriaca, invece, lo stemma della “Magnifica comunità d’Ampezzo” era incorniciato nel petto dell’aquila bicipite nera degli Asburgo, con l’aggiunta della spada e dello scettro (simboli del potere regale impugnati dalle zampe della bestia) e la corona imperiale (sospesa sulle teste di quest’ultima).
I “Sestieri d’Ampezzo”
Cortina d’Ampezzo è formata da un nucleo centrale e da diversi villaggi, una volta coincidenti in gran parte con le Regole d’Ampezzo.
In passato con il nome “Cortina” si designava la frazione principale, dove erano ubicate la chiesa, la scuola, le locande e dove vi risiedevano le autorità, ma, con il passare del tempo, il termine si è esteso a indicare l’intera conca ampezzana.
I vari insediamenti del comune di Cortina d’Ampezzo si sono riuniti in sei contrade, che prendono il nome di “Sestieri” e hanno la funzione di rappresentare le comunità locali. In particolare, sono legati all’organizzazione di eventi folkloristici.
Questi sei Sestieri sono: Alverà, Azzon, Cadin, Chiave, Cortina, Zuel.
D’estate nei mesi di luglio e agosto, ogni Sestiere organizza il “suo” fine settimana di festa campestre, durante la quale si può ballare, gustare specialità gastronomiche e divertirsi. I volontari lavorano affinché la festa del proprio Sestiere sia la più bella di tutte.
Inoltre, sia d’inverno sia d’estate, i Sestieri organizzano molte gare sportive tutt’oggi molto sentite dagli abitanti di Cortina d’Ampezzo.
I Sestieri si ornano anche di chiesette di cui le principali sono: Santa Giuliana ad Alverà, Sant’Andrea a Col, Madonna della Salute a Cadin di Sotto, Sant’Antonio da Padova a Chiave e San Rocco a Zuel di Sopra che meritano di essere visitate.
Le “Regole d’Ampezzo”
Le “Regole d’Ampezzo” sono un’istituzione di Cortina d’Ampezzo ancora oggi al centro della vita sociale della comunità.
Questo antico ordinamento riunisce i discendenti delle famiglie originarie della Valle ampezzana (i Regolieri) ed è nato allo scopo di regolare il rapporto fra l’uomo e la natura, di permettere un uso rispettoso, collettivo e lungimirante del territorio, finalizzato alla sopravvivenza e al benessere della popolazione.
Qui boschi e pascoli sono da secoli proprietà collettiva della comunità originaria. Le Regole hanno permesso alla popolazione locale di prosperare per molti secoli, tramandando tradizioni e costumi che sono ancora il fulcro della collettività.
La vita all’interno della comunità è sempre stata estremamente democratica, condizione che ha permesso alla popolazione di vivere per molti secoli un privilegiato assetto, normato da statuti e “laudi” nati dal consenso di tutti i consorti.
Le Regole gestiscono oggi circa 16.000 ettari di bosco, con taglio e vendita del legname e selvicoltura naturalistica del patrimonio forestale. Alcune malghe sono ancora utilizzate per il pascolo del bestiame.
L’Istituto è riconosciuto dal diritto dello Stato Italiano attraverso specifiche leggi che ne tutelano la particolare realtà.
Dal 1990 le Regole gestiscono anche il Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo.
Monumenti e luoghi d’interesse
Architetture religiose
Basilica dei Santi Filippo e Giacomo
Costruita tra il 1769 e il 1775 sul luogo in cui erano sorte due precedenti chiese del XIII e del XVI secolo, è il vanto della comunità.
Chiesa della Madonna della Difesa
È dedicata alla Madonna della Difesa, culto molto radicato in Ampezzo a seguito di due avvenimenti miracolosi, attribuiti alla Madre di Dio, avvenuti nel 572 e nel 1412 in difesa della popolazione ampezzana. Edificata nel 1750 su un preesistente sacello del XIV secolo. Gli interni sono decorati con grande ricchezza di statue, dipinti, marmi policromi e foglie d’oro.
Chiesa di Sant’Antonio di Padova
La cappella di Sant’Antonio da Padova, a Chiave, la cui edificazione terminò nel 1791, fu ricostruita interamente nel 1809 a seguito di un devastante incendio causato dalle truppe napoleoniche che rase al suolo l’intera frazione di Chiave. L’impianto è classico ad un’unica navata, con il soffitto in pietra appoggiato su un largo cornicione. All’interno sono conservati due pregevoli busti lignei (il Cristo flagellato e santa Caterina), una pala di sant’Antonio dell’ampezzano Giuseppe Lacedelli e un altare ligneo riccamente lavorato.
Cappella della Beata Vergine di Lourdes
Chiesa di San Nicolò, San Biagio e Sant’Antonio abate
La chiesa di San Nicolò, San Biagio e Sant’Antonio abate, a Ospitale, consacrata il 30 ottobre 1226, sorge al confine settentrionale dei territori ampezzani, dove, fin dall’XI secolo era presente un ospizio che dava ricovero ai viandanti, ai pellegrini e a coloro che, percorrendo questa strada, si dirigevano dalla Repubblica di Venezia alla Germania o viceversa. Parzialmente riedificata nel 1572, a seguito delle riforme giuseppine fu spogliata dei propri antichi arredi. Gli interni conservano antichi affreschi di grande valore, oltre a incisioni e iscrizioni.
Cappella della Santissima Trinità
La cappella della Santissima Trinità, in località Maion, risale alla fine del 1704 e la sua storia è legata a quella della nobile famiglia ampezzana e dei de Zanna e del loro castello.
Giovanni Maria de Zanna era “laureato in ambo le leggi” e fu insignito nel 1692 dall’imperatore Leopoldo I del titolo di “Nobile di SS. Trinità e Pietra Reale”, donde deriva la dedicazione della cappella. L’esterno presenta un arioso porticato, mentre l’interno, in tipico gusto settecentesco, è decorato da due altari lignei e un dipinto attribuito ad Agostino Ridolfi (1646 – 1727).
Chiesa di San Francesco
La chiesetta di San Francesco, in piazzetta San Francesco, nel pieno centro del paese, è una piccola cappella privata, proprietà della famiglia ampezzana dei Costantini, di cui non si conosce la data di fondazione: appare per la prima volta in un atto di compravendita risalente al 29 settembre 1396.
Di indubbio interesse artistico sono gli affreschi trecenteschi della parete in fondo al presbiterio.
Chiesa di Santa Giuliana
La chiesa di Santa Giuliana, ad Alverà, fu consacrata il 5 settembre 1716. Presenta una pianta a navata unica e gli arredi rispecchiano il tipico gusto settecentesco. L’unico altare presente all’interno è uno degli esempi più pregevoli di scultura e intaglio lignei del XVII secolo presenti in Ampezzo. In una pala di scuola veneta datata 1692 è raffigurata Santa Giuliana di Nicomedia vestita ed ingioiellata come una ricca cortigiana. Sulla parete sinistra è infine collocata una teca conservante una piccola “Madonna col melograno”, risalente al XVI secolo.
Architetture civili
La Casa delle Regole
La Casa delle Regole era, un tempo, il centro dell’amministrazione ampezzana e rappresentava lo spirito di cooperazione e il senso comunitario di un popolo che conosceva già molti secoli or sono l’importanza del buon utilizzo del patrimonio collettivo, fatto di edifici, pascoli e boschi.
Il Comun Vècio
Il Comun Vècio situato in piazza Roma, fu per decenni il centro amministrativo comunale durante la dominazione asburgica. Sui quattro lati sono rappresentati gli stemmi araldici delle famiglie ampezzane, dei sei sestieri e delle undici regole.
Museo d’arte moderna Mario Rimoldi
Museo d’arte moderna Mario Rimoldi, conserva oltre 800 opere dei maggiori pittori del Novecento italiano: Campigli, Carrà, Cascella, de Chirico, de Pisis, Guttuso, Morandi, Mušič, Savinio, Severini, Sironi, Tomea e molti altri. Ospita inoltre numerose esposizioni temporanee su varie tematiche.
L’Alexander Girardi Hall
L’Alexander Girardi Hall in località Pontechiesa, poco sopra il fiume Boite, è un edificio di proprietà regoliera di recentissima costruzione (2006) nato per soddisfare le più diverse esigenze del settore congressuale. Parallelamente all’attività congressistica, l’edificio accoglie mostre ed eventi , ma soprattutto promuove attività culturali strettamente connesse al folclore locale ampezzano e alle collezioni regoliere. L’edificio è stato dedicato ad Alexander Girardi (1850 – 1918), celebre attore teatrale austriaco di fine Ottocento, nativo di Graz, i cui genitori erano proprio d’origine ampezzana.
L’edificio inoltre ospita gli altri due Musei delle Regole d’Ampezzo:
Museo paleontologico Rinaldo Zardini
Una raccolta di centinaia di fossili di ogni colore, forma e dimensione, trovati, radunati e catalogati dal fotografo ampezzano Rinaldo Zardini, appassionato di paleontologia. Tutti i pezzi esposti sono stati rinvenuti sulle Dolomiti e narrano di un’epoca in cui queste alte vette alpine si trovavano ancora sul fondale di un grande mare tropicale, popolato da invertebrati marini, pesci, coralli e spugne.
Museo etnografico Regole d’Ampezzo
Allestito in una vecchia segheria “alla veneziana” ristrutturata, che sfruttava il moto idraulico del torrente Boite. Ivi sono esposti oggetti della vita quotidiana, contadina e pastorale di un passato non tanto lontano: sono conservati oggetti della religiosità popolare, testimonianze artistiche, utensili agricoli, tecniche di lavorazione dei materiali e abiti tipici di questa valle che vengono sfoggiati nelle maggiori occasioni.
Architetture militari
Il forte Tre Sassi
Il forte Tre Sassi è un fortilizio di costruzione austro-ungarica fatto erigere a partire dal 1897 presso il Passo Valparola. Posto tra il Sass de Stria e il Piccolo Lagazuoi, il forte dominava il passaggio tra il passo Falzarego (ossia l’Ampezzo, il Cadore e il Bellunese) e la Val Badia in Alto Adige.
Il Forte Tre Sassi ospita un Museo della grande guerra, all’interno del quale sono conservati reperti (bellici e non) risalenti agli anni del primo conflitto mondiale.
Il castello di Botestagno
Il castello di Botestagno (detto anche “di Podestagno”, dal tedesco Peutelstein, “Rocca sul Boite”) era un fortilizio d’età medievale che si ergeva sull’omonimo sasso, situato nella valle del fiume Boite, poco più a nord di Cortina, in località Prà del Caštel.
Si ritiene che i primi a costruire un appostamento ligneo su Botestagno siano stati i Longobardi tra il VII e l’VIII secolo, certamente con il fine di dominare le tre valli che sotto di esso convergono: la Valle del Boite, la Val di Fanes e la Val Felizon; il primo nucleo in pietra, tuttavia, risale probabilmente all’XI secolo.
Nel corso dei secoli successivi fu tenuto dai tedeschi (fino al 1077), dai patriarchi di Aquileia (XII secolo) e dai Caminesi (XIII secolo), sotto i quali Botestagno divenne sede di un capitanato. Passò poi in mano veneziana e infine asburgica. Durante il Settecento il castello perse via via d’importanza, fino a quando fu messo all’asta nel 1782 per volontà dell’imperatore Giuseppe II. Oggi sono visibili solamente i poveri ruderi di quelle che dovevano essere le cantine e le fondamenta del castello, ormai in buona parte inghiottite dalla vegetazione e dal tempo.
Il castello de Zanna
Il castello de Zanna è una piccola fortezza, situata in località Minel, la cui costruzione è legata ad una particolarissima storia di fine Seicento. Costituito di bianche e basse mura perimetrali e da due candide torrette angolari, presenta, su quella che doveva essere la facciata principale, una piccola cappella dedicata alla Santissima Trinità. Voluto da Zamaria Zanna, la costruzione del castello iniziò nel 1694, ma il 19 agosto 1696 i lavori furono interrotti dalla stessa comunità ampezzana e l’edificio rimase così incompiuto fino a quando, nel 1809, venne dato alle fiamme dalle truppe rivoluzionarie francesi che avevano invaso l’Ampezzo, rimanendone parzialmente danneggiato. Da allora il castello non ha subito altri interventi e si presenta come una piccola e bianca fortezza diroccata.
Il sacrario militare di Pocol
Il sacrario militare di Pocol (detto anche ossario di Pocol) sorge a quota 1.535 m s.l.m., presso la SS 48 delle Dolomiti in direzione di Passo Falzarego, in località Pocol.
Edificato nel 1935 come monumento funebre alle migliaia di caduti della grande guerra sul fronte dolomitico, questo austero sacrario è costituito principalmente da due parallelepipedi orizzontali di differente grandezza posti l’uno sopra l’altro, su cui s’innalza una massiccia torre quadrangolare in pietra, ben visibile da tutta la sottostante conca ampezzana. Sul retrostante piazzale, a destra, si affaccia una piccola chiesetta, costruita nel 1916 quale cappella del vecchio cimitero militare dagli alpini del 5º gruppo.
Conserva le misere spoglie di 9.707 caduti italiani, di cui 4.455 rimasti ignoti, e di altri 37 caduti austro-ungarici noti. In una cripta situata al centro della struttura, sotto il sarcofago in pietra del “Fante morto”, riposa il corpo del generale Antonio Cantore, insignito della medaglia d’oro al valor militare.
Aree naturali
Parco naturale regionale delle Dolomiti d’Ampezzo
L’area protetta del Parco naturale regionale delle Dolomiti d’Ampezzo, interamente compreso all’interno del comune di Cortina, si estende a nord dell’abitato di Cortina d’Ampezzo fino al confine con la regione Trentino-Alto Adige, inserendosi nel Parco naturale di Fanes – Sennes e Braies, con il quale forma un più esteso comprensorio naturalistico dalle caratteristiche ambientali simili, dell’ampiezza totale di circa 37.000 ha.
Il parco, che copre un’area complessiva di 11.200 ha, è stato ufficialmente istituito il 22 marzo 1990 con Legge Regionale n. 21 della regione Veneto. Nato con il consenso dell’Assemblea generale dei Regolieri, è stato affidato in gestione dalla Regione Veneto alla Comunanza delle Regole d’Ampezzo.
Il territorio del parco comprende molti famosi gruppi dolomitici: il Cristallo, le Tofane, la cima Fanes, il Col Bechei e la Croda Rossa, rispettivamente divisi dalla Val Travenanzes, dalla Val di Fanes, dall’alta Valle del Boite e dalla Val Felizon. Alcuni di questi massicci presentano vette che superano i 3.200 metri s.l.m. e racchiudono nelle rientranze dei loro versanti settentrionali alcuni piccoli ghiacciai.
Le valli sono strette e formano degli spettacolari orridi naturali in prossimità della comune confluenza, in corrispondenza della quale è situata l’entrata principale del parco, e si aprono in vasti altipiani a pascolo verso le quote più alte.
Altri due solchi vallivi costituiscono i limiti meridionali dell’area. Il parco è poi delimitato dalla valle del rio Falzarego ad ovest e dalla Val Padeon ad est. All’interno del parco vi sono ben diciannove strutture turistiche, tra ristoranti e rifugi alpini.
Le tradizioni
Le tradizioni della Valle d’Ampezzo hanno le loro origini in una vita semplice ed essenziale: la realtà quotidiana di una valle montana, in un ambiente tanto affascinante quanto severo, ha insegnato a dare importanza a tutto ciò che crea condivisione, aiuto reciproco e senso di appartenenza.
Le consuetudini ampezzane sono molto simili a quelle delle altre valli ladine e tirolesi, in quanto la storia e stata la stessa per centinaia di anni.
Per ogni vicenda della vita, dalla nascita al matrimonio, dalla malattia alla morte, dalle piccole alle grandi vicissitudini, si sono tramandate delle usanze come il “sbara fora”, saluto agli sposi la vigilia delle nozze; o “ra zarcogna”, dono al neonato.
Le tradizioni sono spesso legate alla religiosità, per esempio ogni villaggio ha la sua Sagra, con il momento di preghiera e in seguito l’allegria “inze stua” davanti ad un piatto di “carafoi” (dolce fritto e ricoperto di zucchero a velo).
Feste importanti come Corpus Domini, Prima Comunione, Cresima o Matrimoni vedono una presenza più o meno numerosa di persone con gli abiti della tradizione: il costume ampezzano che fino al secolo scorso veniva indossato comunque sempre.
L’eleganza di questo viene sottolineata dal taglio, dalla ricchezza di colori, dai gioielli in filigrana d’argento che ornano i capelli delle donne, raccolti nel “ciou”.
Con orgoglio i componenti del Corpo Musicale di Cortina d’Ampezzo indossano tuttora il “vestì a r’anpezana” e l’ultima domenica di agosto ha luogo “Ra festa de ra Bandes” in cui si possono ammirare costumi anche delle valli limitrofe, oltre ad ascoltare la musica dei gruppi musicali.
Uno degli appuntamenti principali e particolarmente magico della stagione invernale è l’arrivo di San Nicolò e i suoi angeli che, nella notte del 5 dicembre, giungono in Piazza Angelo Dibona, in centro a Cortina d’Ampezzo, portando regali per i bambini buoni mentre i “krampus”, diavoli dall’aspetto spaventoso che trascinano sbattendo rumorosamente delle grosse catene per intimorire grandi e piccini, spaventano e ammoniscono i bambini che sono stati discoli durante l’anno.
La domenica di Carnevale ci sono i carri folcloristici dei Sestieri d’Ampezzo, con farse in ladino ampezzano e la premiazione del Palio invernale, gara a staffetta con gli sci da fondo tra le sei agguerrite squadre degli stessi.
A Pasqua si gioca a “peta vo”, con le uova sode colorate e la prima domenica di luglio si vive “ra Sagra d’Anpezo”, con giochi e sfide tra i sestieri.
L’Artigianato
Filigrana e Tarkashi
La filigrana è un’antica tecnica di lavorazione che utilizzava un filo d’argento del diametro di un capello per produrre oggetti di altissimo pregio.
Il Tarkashi è una tecnica di lavorazione del legno introdotta a Cortina d’Ampezzo intorno al 1881 da John Coddington, reduce da un viaggio in India.
Essa consiste in un intarsio eseguito con filigrana e fili di metallo incassati nel legno. Nel corso del tempo gli artigiani hanno rinnovato e raffinato le loro creazioni, senza però mai rinnegare la tradizione.
La lavorazione del vetro
La lavorazione artigianale del vetro nel corso degli anni si è evoluta e specializzata in diverse tecniche tra le quali il vetro piombato, la vetro-fusione e la pittura.
Tali tecniche consentono di creare:
- oggetti per la tavola,
- originali bomboniere,
- lampade,
- quadri,
- altri oggetti di pregevole fattura.
La lavorazione del ferro
Nelle botteghe dei fabbri potrete ammirare originali creazioni in ferro battuto, ottone, rame e acciaio.
Nella lavorazione di questi oggetti artigianali viene abbinato il ferro ad altri materiali quali legno, ceramica, vetro e tessuto per creare collezioni moderne e classiche.
Facendo un giro tra i laboratori, ciò che colpisce il visitatore è la varietà delle materie prime: una molteplicità di materiali cui corrisponde un alto livello di ricchezza ed eleganza della produzione.
La lavorazione del legno
Manufatti unici che testimoniano il valore del tailor made cui gli artigiani di Cortina d’Ampezzo danno vita, secondo le antiche modalità di lavorazione artigianale del legno, utilizzando i materiali del territorio e ricorrendo alle tecniche tramandate di generazione in generazione.
Sono innumerevoli le forme e i materiali in cui si declina la perizia degli artigiani del territorio ampezzano, preziosi depositari dei saperi legati agli antichi mestieri.
La lavorazione del corno
La lavorazione del corno consente la creazione di oggettistica, complementi d’arredo e monili ottenuti dalla lavorazione delle corna caduche di cervo.
In un’epoca in cui la velocità delle trasformazioni conduce alla dispersione o allo stravolgimento della tradizione, la tutela del territorio che da secoli contraddistingue Cortina, insieme alla forte presenza di turisti, non soltanto hanno garantito la salvaguardia delle maestrie artigianali, ma hanno favorito il raggiungimento di standard qualitativi elevatissimi.
Fiori
I fiori e le piante sono utilizzati dai maestri fioristi per creare delle delicate e profumate composizioni.
Presso i laboratori di questi professionisti potrete ammirare e acquistare gli oggetti artigianali prodotti con arnica, stelle alpine e molte altre piante che la natura mette a disposizione.