Feltre

Feltre

Centro principale del territorio feltrino è la città di Feltre (325 m), situata ad occidente del fiume Piave e alle pendici delle Dolomiti e, più in particolare, delle Vette Feltrine, chiusa a sud dal Monte Tomatico che domina imponente la Val Belluna. Attorno all'insediamento storico più antico della città, aggrappato sulle pendici di un colle (denominato "Colle delle Capre"), si sviluppano i quartieri più moderni. La città di Feltre dista circa 30 km dal capoluogo Belluno in direzione ovest.
FELTRE

Storia

Tra le città venete, Feltre è indubbiamente una delle più pittoresche ed interessanti, anche perché la parte moderna non si sovrappone all’antica, chiusa entro le mura.
Dopo i più remoti insediamenti paleoveneti, Feltre diventò dominio di Roma a partire dal II secolo a. C.: di questo periodo restano numerose tracce, che affiorano frequenti dagli scavi periodicamente condotti. La città assunse peso strategico, economico e militare rilevante in quanto era situata, in posizione di confine, sull’importante Via Claudia Augusta Altinate, che congiungeva il basso Veneto alle regioni danubiane della Germania.

Più volte conquistato e devastato dai barbari (Visigoti, Unni, Alani ed altri), dopo l’ultimo saccheggio da parte dei Longobardi di Alboino il centro fu trasferito sul colle attuale, dove potè essere fortificato e meglio difeso. Al termine della dominazione dei Franchi, divenne terra dell’Impero che, alla fine del X secolo, consegnò Feltre al governo di un’oligarchia di famiglie locali. Con il venir meno dell’autorità imperiale, si andò consolidando quella dei Vescovi-Conti, che acquisirono giurisdizione civile, oltre che religiosa, su un vastissimo territorio che comprendeva, con il Feltrino, anche la Valsugana ed il Primiero.

Città ghibellina al tempo del Barbarossa, fu divisa da ampie discordie con la vicina e rivale Treviso. Alla signoria di Ezzelino da Romano seguì quella dei Caminesi e degli Scaligeri, finché nella prima metà del Quattrocento Feltre legò stabilmente le proprie sorti a quelle di Venezia, la cui Repubblica la governò fino al 1796. Nel frattempo i solerti Rettori veneziani esigevano i tributi e controllavano i luoghi d’interesse strategico che più di tutto stavano a cuore alla Serenissima. La crisi di Venezia coinvolse anche il Feltrino con una netta diminuzione della popolazione e la crisi delle attività economiche. L’indebitamento raggiunse punte altissime; ma nonostante tutto l’aristocrazia continuò ad esercitare il proprio splendore nel fasto ozioso di ville suggestive e scenografiche come quella dei Pasbie a Pedavena.

In questo lasso di tempo subì nel 1510 la rovinosa distruzione da parte delle truppe di Massimiliano d’Asburgo, che uccisero moltissimi cittadini e bruciarono un considerevole patrimonio d’arte. Subito dopo seppe rapidamente risorgere grazie ai commerci ed alla produzione locale e le testimonianze sono visibili nelle case affrescate di via Luzzo, via Mezzaterra, piazza Maggiore e via Tezze. Con la fine della Repubblica di Venezia era iniziato il ridimensionamento del ruolo di Feltre, che già aveva subito un grave smembramento della diocesi che perse, in favore di Trento, Valsugana e Primiero.

Nel 1797 i francesi occuparono la città, depredando chiese, edifici pubblici e privati; alle ruberie si aggiunse lo scalpellamento dei Leoni di San Marco e delle numerose lapidi scolpite, in segno di spregio verso la Serenissima. Scomparvero così i monasteri di S. Chiara, di S. Maria del Prato e di S. Spirito la cui ricchissima biblioteca fu devastata e dispersa. Con il trattato di Campoformio di quell’anno, Feltre divenne dominio austriaco e, dopo il Risorgimento, nel 1866, con plebiscito si unì al Regno d’Italia.

L’800 fu anche un periodo di vasti interventi urbanistici (vi si distinse, fra tutti, il Segusini), di impegnativi lavori pubblici per la viabilità, si costruirono scuole ed acquedotti.

Durante la prima guerra mondiale, il Feltrino per essere a ridosso del confine austriaco, divenne base di operazioni militari e fu invaso dopo la rotta di Caporetto, subendo gravissimi danni. Nuovamente occupato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale, il territorio fu importante zona operativa delle formazioni partigiane.

Negli anni Cinquanta e Sessanta Feltre si è qualificata anche sotto l’aspetto dell’istruzione, con l’apertura dell’Istituto Universitario di Lingue Moderne.

Il centro storico ha conservato un aspetto caratteristico ed inconfondibile, con numerose chiese (San Rocco, Santissima Trinità, San Giacomo, San Giovanni Nepomuceno), palazzi prestigiosi, musei e soprattutto con la splendida Piazza Maggiore, dominata dalle Fontane Lombardesche. Il cuore religioso di Feltre è posto appena fuori le mura, con la Cattedrale nel cui sottosuolo sono stati operati degli scavi archeologici, ora aperti al pubblico.

Onorificenze

Ogni posto ha le sue origini e le proprie tracce. 

Il 2 marzo 1952 la città di Feltre è stata insignita della medaglia d’argento al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.

Medaglia d’argento al valor militare: «Prode e fedele Città, già due volte decorata al Valor Militare, memore delle gesta gloriose dei suoi Alpini, subito dopo l’armistizio intraprendeva con ferma ed unanime decisione la lotta contro l’invasore tedesco. Sulle terre già rese sacre alla Patria dal sangue versato nella campagna di indipendenza e di unità, i suoi figli migliori rinnovavano la tradizione del risorgimento e del martirio nel combattimento, nel sacrificio. Provata da massacri e bombardamenti, tutta la popolazione cittadina e rurale dava nobile esempio di strenuo coraggio e di devozione alla Patria Italiana.» — Feltre, settembre 1943 – aprile 1945.

Monumenti e luoghi d’interesse 

Architetture religiose

  • Cattedrale di San Pietro Apostolo (monumento nazionale)
  • Basilica Santuario dei Santi Vittore e Corona (monumento nazionale)
  • Vescovado Vecchio (sede del Museo Diocesano d’Arte Sacra)
  • Vescovado Nuovo
  • Curia Vescovile
  • Battistero
  • Oratorio dell’Annunziata
  • Chiesa di Santa Maria degli Angeli
  • Chiesa di Santa Maria di Loreto
  • Chiesa di Ognissanti
  • Chiesa della Santissima Trinità
  • Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano
  • Chiesa di San Giacomo Maggiore
  • Chiesa di San Giovanni Nepomuceno
  • Chiesa di San Luigi Gonzaga
  • Seminario Vecchio
  • Seminario Nuovo

Architetture civili

  • Palazzo della Ragione
  • Palazzo Pretorio
  • Palazzetti Cingolani
  • Palazzo Guarnieri
  • Palazzo Tomitano
  • Palazzo Cumano (sede della Galleria d’Arte Moderna Carlo Rizzarda)
  • Palazzo De’ Mezzan
  • Palazzo Zasio
  • Palazzo Villabruna (sede del Museo Civico)
  • Palazzo Borgasio
  • Palazzo Crico Tauro
  • Palazzo Villabruna Bellati
  • Palazzo Aldovini Mezzanotte
  • Teatro de la Sena – video: clicca qui
  • L’Esculapio – video: clicca qui
  • Fontane Lombardesche
  • Casa Altin Salce
  • Casa Avogadro Tauro

Architetture militari

  • Castello di Alboino
  • Porta Imperiale
  • Porta Oria
  • Porta Pusterla
  • Caserma Zannettelli (già sede del 7º Reggimento Alpini)
  • Castel Lusa

 

 

 

Da sapere su

Feltre
Dante Alighieri cita Feltre nel Paradiso (IX, 52-53) e probabilmente vi allude nell’Inferno (I, 105). Nella cantica dell’Inferno, quando il sommo poeta e Virgilio si trovano dinnanzi la lupa, emerge incalzante il “veltro”, figura enigmatica soggetta a diverse interpretazioni: tra queste vi è, secondo una probabile lettura del verso “e sua nazion sarà tra feltro e feltro”, quella di una persona originaria del Nord Italia, tra Feltre e Montefeltro. Nella cantica del Paradiso, invece, c’è un esplicito riferimento alla città e all'”empio suo pastor” Alessandro Novello. Il gruppo folk americano The Avett Brothers ha pubblicato una canzone intitolata Pretty girl from Feltre («Graziosa ragazza proveniente da Feltre») con chiari riferimenti alla cittadina veneta. La città di Feltre è lo scenario in cui si svolge il film Americano rosso (1991) di Alessandro D’Alatri.

Frazioni di

Feltre

Vincheto di Celarda

Discesi da San Vittore, si prosegue a destra contornando le pendici del Miesna, per visitare il Vincheto di Celarda. E’ una riserva naturale di popolamento animale e vegetale, zona umida di interesse internazionale. Appartiene al demanio dello Stato ed è gestita dal Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste che ne cura la sorveglianza a mezzo di un reparto di Guardie Forestali che ha sede all’interno del Vincheto. La visita alla riserva è gratuita e non richiede formalità alcuna, salvo il rispetto delle poche norme indicate sui numerosi cartelli ai margini dei viali. Per vedere l’album correlato: clicca qui Lungo il percorso si incontrano tre grandi recinti nei quali, in condizioni naturali d’ambiente, vivono branchi di mufloni, daini, (i più socievoli), cervi. Non vuol essere uno zoo, ma l’occasione di ammirare questi magnifici animali in libertà, un motivo didattico per le scuole. Percorrendo i viali ombrosi se l’ora è adatta e con un po’ di fortuna è possibile constatare la straordinaria ricchezza faunistica del territorio (più di 50 specie di uccelli nidificanti pari a circa il 20% delle specie esistenti in Italia e più di 20 specie di mammiferi). Notizie più precise ed informazioni possono essere richieste al Comando Stazione Forestale, situato all’ingresso della riserva. Accompagnatori vengono posti gratuitamente a disposizione di scolaresche e di comitive numerose che ne devono però fare richiesta almeno un paio di giorni prima. Lo stesso deve fare chi desidera assistere a proiezioni di carattere naturalistico per le quali è stata allestita, sempre all’interno della riserva, un’apposita ampia sala.

Zermen

Da Celarda verso nord a Villapaiera e quindi a destra a Nemeggio per raggiungere la statale che si percorre in direzione di Feltre; al «casonetto», volgendo a sinistra, si sale in breve al paese di Zermen, disteso sulle pendici settentrionali del Telva. Nella parrocchiale di Zermen importante ciclo di affreschi del primo ‘500 di Giovanni da Mel al centro dei quali è la copia di una pala del Cima da Conegliano (originale in Museo Civico). Nella fascia collinare che attornia la città e ne raccorda dolcemente il territorio pianeggiante con i massicci montuosi del Grappa e delle Vette Feltrine, numerose frazioni e minuscoli agglomerati costituiscono un denso reticolo abitativo legato al centro urbano da assi stradali principali e da tracciati di minor importanza ma che tuttavia, nel loro laborioso dipanarsi, conducono il visitatore più attento e curioso ad incontrare ville e case dominicali, oratori e chiesuole, rustici o antichi opifici dentro un contesto ambientale di grande suggestione naturalistica, paesaggistica e storico-culturale. Più che suggerire percorsi puntuali sarà invece preferibile invitare il visitatore a farsi curioso, avventurandosi in questi vagabondaggi che lo riporteranno comunque in città ma gli consentiranno anche di raggiungere i Comuni vicini nei quali si ripropongono le caratteristiche sopra indicate ma con spiccati caratteri alpini per essere tali territori immediatamente a ridosso dei gruppi montuosi. Il Feltrino non è un’area di grandi ricchezze; se mai è vero il contrario e cioè si tratta di una vasta zona in cui però sono disseminate, a pioggia, molte piccole cose belle, altrove forse perdute magari per un maggior benessere raggiunto. E’ con questo spirito che vengono proposte le note che seguono relative ai dintorni della città ed ai vari comuni della fascia circostante.

Tomo

Da Feltre a Tomo; in prossimità del paese alle pendici del M. Tomatico (1595 m), su un poggio con ampia vista sulla città e la vallata è la villa Fabris con bei viali alberati e giardino a terrazza; nell’oratorio padronale importanti tele di Sebastiano Ricci, Federico Bencovich e Girolamo Turro. Nella parrocchiale di Tomo tela del Volpato, copia fraudolenta da un originale, trafugato, di J. Bassano oggi a Monaco di Baviera. Video: clicca qui

Cart

Da Feltre, in direzione Nord lungo la strada provinciale di Cesiomaggiore, deviando a destra, si sale progressivamente sulla collina di Cart, dove, tra boschi e radure, sono disseminate quelle ville che l’antica nobiltà costruì dal ‘500 in avanti. Uno straordinario viale alberato a carpini sale dolcemente verso il colle sino a Cart (tele di Giovanni da Mel e Pietro Marascalchi) nella parrocchiale del sottostante paese di Vellai un bel S. Giovanni copia da Palma il Vecchio.

Villabruna

Da Cart lungo la «strada dei boschi» si perviene a Villabruna, nella cui parrocchiale sono conservati dipinti di alto valore, quali una tavola del Luzzo raffigurante la Vergine col Bambino tra S. Giorgio e S. Vittore (è questa l’opera che segna il momento di maggior contatto tra il Luzzo e Giorgione) ed una interessante opera di Pietro Marascalchi: S. Pietro liberato dal carcere, tela intensa per colore ed espressività, anticipatrice di soluzioni cromatiche settecentesche, già nel soppresso convento di S. Pietro in Vincoli. A Villabruna, a sinistra, la strada si snoda attraverso la campagna circostante la villa settecentesca di Grum De Mezzan protetta sul frontestrada da una raffinata cancellata in ferro battuto, opera di Carlo Rizzarda. Attraversato il torrente si sale sulle pendici del S. Mauro verso un gruppo di paesini di buon interesse paesaggistico (Lasen, Arson), disposti al sole e con qualche abitazione isolata sorta sulle terrazze più alte.

Arson e Montagne

Da Arson si può ritornare a Villabruna anche lungo la vecchia strada oppure attraversare in piano verso la frazione di Montagne, villaggio dai casolari in pietra con poggioli in legno esposti al sole; come purtroppo accade anche in altri casi, il paese si va spopolando. Da qui si gode un ottimo colpo d’occhio verso la Val Canzoi, sbarrata in alto dalla maestosa parete meridionale del Sass da Mur (2550 m).

Vignui 

Ancora da Foen si può salire in collina a Vignui, transitando accanto alla settecentesca Villa Bellati, esempio tra i più importanti in zona di quel vivere in campagna che caratterizzò la civiltà veneta dei secoli passati. Poco sopra la villa, verso sinistra, una strada sterrata praticabile a piedi porta lentamente al colle di Altin, ameno belvedere sulla piana feltrina e sulla catena delle Vette (rustici, chiesa neoclassica, boschi e praterie). Vignui è sovrastato dalla chiesa di S. Giorgio in cui si conserva un’interessante tavola tardo quattrocentesca. Un ventaglio di piccole stradine in direzione Nord risalgono le pendici della montagna portando a sparsi casolari oppure discende verso la retrostante valle di S. Martino che si addentra per alcuni chilometri lungo il corso del torrente Stien fin sotto le Vette: proprio dove termina la strada cominciano ripidi sentieri che con percorsi medi di 3-4 ore portano sull’altopiano delle Vette, posto circa a 2000 m.

Pren e Lamen

Da Vignui la strada principale volge verso occidente e raggiunge il paese di Pren (da qui si può anche proseguire verso la soprastante terrazza della valle di Lamen, sotto i ripidissimi versanti meridionali delle Vette) e quindi discende verso Pedavena.

Farra e Mugnai

Da Feltre in direzione di Pedavena sino al sobborgo di Farra (nella chiesa dipinto del Marascalchi; poco a monte dell’abitato la villa Bovio del XVIII sec.). A sinistra, lungo la strada campestre che costeggia la collina di Tast (in alto la villa Banchieri del sec. XVIII), si raggiunge Mugnai; nella parrocchiale ed in canonica interessanti opere d’arte (Marascalchi, Falce, Dal Pozzo, Terilli). La rotabile, ora diritta, punta verso occidente, alle pendici delle colline e del M. Aurin coltivate a vigneti in direzione di Fonzaso.

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