Geografia
Idrografia
Il comune è attraversato dal fiume Piave nel tratto successivo alla città di Belluno e a poca distanza dalla confluenza del Cordevole.
I corsi d’acqua più importanti all’interno del territorio sono:
- Torrente Limana
- Torrente Cicogna
- Torrente Refos
- Torrente Federana
- Rio Lavedin
- Rio Baorche
- Rio Val Burlon
Orografia
Il comune è inserito nel sistema montuoso delle Prealpi bellunesi, affacciate direttamente sulle Dolomiti e aperte sulla Pianura Padano-Veneta. La zona collinare è bruscamente interrotta da una lunga falesia di roccia che delimita la zona montana del comune. I rilievi più significativi sono:
- La Valpiana d’autunno
- Monte Pezza (1468 m)
- Col delle Poiatte (1341 m)
- Monte Cor (1322 m)
- Monte Sambuga (1237 m)
- Col del Balcon (918 m)
- Monte San Pietro in Tuba (796 m)
Diversi sono gli altopiani che si alternano tra le valli, i più importanti sono:
- Pian de le Femene (1170 m)
- Montegal (906 m)
- Valpiana (836 m)
Origine del nome
È un toponimo documentato dall’anno 1184, e deriva dal nome del fiume Limana che ivi scorre, già ricordato nel 794 fluvii Limana … sicut Limana currit in Plave, ed il cui idronimo deve la propria origine al latino Limen “confine”. Tale confine sarebbe sia quello tra i municipia di Belluno e Oderzo sia quello, assai più importante, fra le diocesi di Belluno e Ceneda (quest’ultima sotto Vittorio Veneto). Pellegrini 1949, pgg. 47-47, ritiene che Limana possa sì essere derivato dal latino, ma non direttamente, dato l’accento del toponimo. Successivamente, rivedendo tale ipotesi, lo stesso accosta, seppur con dubbio, il nome latino imago, -inis, ″cappelletta″ o ″tabernacolo″, attraverso Imaina (dal friulano maina), (L’)Imana (Imana presso Predazzo in Trentino). Anche Prati 1914-1915, pg. 161 e 1918, pg. 231, propende per un etimo dal latino limen od eventualmente da limu. Invece Olivieri 1961, pg. 81, ne fa un derivato del latino imus, attraverso imanus, nel senso di ″luogo posto in basso″. Sono, invece, da escludere riferimenti al greco λἱμήν, “porto, rifugio, asilo” ed al tedesco liemann.
Storia
Preistoria
Le prime tracce della presenza dell’uomo nel territorio di Limana risalgono alla fine del periodo Neolitico quando, circa 5.000 anni fa, piccoli gruppi iniziarono a colonizzare la Val Belluna insediandosi, probabilmente in modo stabile, in varie località della provincia. I loro segni sono labili e confusi, ma ben presenti su tutta la fascia che dal crinale prealpino scende sino al Piave. Il periodo successivo, quello del Bronzo (risalente a 3.800 – 3.000 anni fa), sembra essere ben rappresentato da un insediamento di recente scoperta e per questo ancora poco studiato.
Alla fine dell’ età del Bronzo, una delle ultime comunità preistoriche edificò infatti il proprio villaggio, probabilmente fortificato, sull’altura del colle di San Pietro in Tuba, in posizione fortemente panoramica e strategica sulla Val Belluna.
Altri ritrovamenti archeologici attestano che durante la prima età del Ferro (VII secolo a.C.) giunsero dalla pianura piccoli gruppi portatori di una nuova cultura: i Paleoveneti, ovvero gli antichi Veneti.
Anche se nel territorio non ne sono state rinvenute tracce, è plausibile che gli insediamenti paleoveneti abbiano interessato anche queste zone, sicuramente abitate sporadicamente da popolazioni celtiche, come hanno evidenziato le ricerche toponomastiche e i rari ritrovamenti archeologiche risalenti alla seconda età del ferro (IV-III a.C.).
Periodo romano
A partire dal II secolo a.C. anche la Val Belluna subì l’influsso della cultura romana che si esaurì tra il 49 e il 42 a.C. Il ritrovamento di due monete (350-270 a.C.) nel letto del torrente Limana, testimoniano come dal II secolo a.C. anche il territorio di Limana fosse influenzato dalla cultura romana. Il comune apparteneva alla municipalità di Belluno, che confinava con quella di Oderzo.
Nell’angolo esterno della Chiesa di S. Biagio, a Cané, è murata fin dal XVI secolo un’urna funeraria romana in pietra calcarea bianca, databile al I sec. d.C., nella quale erano conservate le ceneri di un illustre cittadino, Marco Giunio Massimo, sommo magistrato giurisdicente di Belluno, iscritto come tutti i cittadini di stirpe romana e gli indigeni romanizzati alla tribù Papiria.
Alcuni indizi di questa appartenenza possono venire dallo studio dei nomi dei luoghi: i toponimi con terminazione –es, così frequenti nel comune di Limana (Triches, Castes, Ricomes, Polentes, Malves), potrebbero derivare infatti da un cognome personale con l’aggiunta del suffisso –asios di origine gaelica e si designerebbero il podere di Triccus, di Castos.
Per quanto riguarda le strade, oltre alla via romana che in Destra Piave congiungeva le città di Belluno e Feltre, sulla riva sinistra non molto discostata dal fiume Piave, esisteva una strada di cui resta testimonianza nel toponimo dell’abitato di La Cal (da callis=strada) di Limana.
Fu senz’altro la costruzione di numerosi castelli, dei quali purtroppo resta ben poco, l’evento che più caratterizzò il periodo medievale in Val Belluna. Uno di questi, oggi assolutamente irriconoscibile, era San Pietro in Tuba, che sorgeva sul colle omonimo all’imbocco della Valpiana, sulla strada che da Giaon porta a Valmorel.
Medioevo
Limana appare, alla luce di alcuni ritrovamenti, discretamente popolata anche durante il periodo altomedioevale. Si è altresì acquistata la convinzione che in epoca tardoromana ed in seguito alle prime invasioni barbariche la città di Belluno e i villaggi più esposti del fondovalle vennero abbandonati dagli abitanti che si ritirarono sulle montagne, insediandosi in aree più facilmente difendibili. Il territorio di Limana si prestava bene a questo scopo: la prova lampante è data dal ritrovamento di un villaggio fortificato nei pressi di Madonna Parè, sopra l’abitato di Giaon, e di numerosi resti di fondamenta di strutture abitative nei dintorni.
Durante i lavori di ristrutturazione dell’attuale Municipio – Villa Pagani Cesa – si è inoltre scoperta l’esistenza di una torre di guardia medioevale, testimonianza di come le fortificazioni fossero un elemento centrale del territorio circostante (1200 d.C. circa).
Storicamente il comune di Limana, come entità amministrativa, nasce nel 1807. Fino ad allora la Pieve di Limana apparteneva e dipendeva dal comune della Cividal di Belluno, dal quale ha sempre condiviso le vicende politiche e sociali.
La Serenissima
Fin dai tempi antichi e durante la dominazione della Serenissima, le frazioni di Limana vennero gestire nella forma di Regola: il corpo amministrativo, costituito dal Marigo, o Sindaco, e dai Massari, gestiva con una certa autonomia un proprio patrimonio (boschi e pascoli) e un proprio Statuto (Regolamento o Regola), spesso trasmesso oralmente, a volte redatto in forma scritta. La sede del Circondario di Limana era nel Palazzo detto del comune a Pieve di Limana, dove si trovava anche il centro religioso del paese.
L’istituzione dei circondari risale al 1557; la Pieve e la Regola di Limana ottennero nel 1577 il rinnovo del privilegio di investitura sui beni di propria spettanza. E’ con questa formula che la Regola risulta iscritta, nel 1621, nel Catasto dei beni comunali del Bellunese, fino a quando, nel 1641, il Podestà di Belluno diede una nuova formula con dodici Capitoli.
Il periodo Napoleonico
Gli anni successivi videro un’alternanza di egemonie straniere: nel 1797, ritiratisi i Francesi, si insediarono gli Austriaci che imposero nuove tasse con severe minacce per gli inadempienti.
L’arrivo di Napoleone comportò un capovolgimento dei territori amministrati, secondo i dettami della Rivoluzione Francese e, nel 1807, la Pieve e il comune rustico di Limana furono staccati dal comune di Belluno e suddivisi in cinque comuni autonomi. Gli abitanti in totale erano 1300, sparsi su un territorio di 30 miglia: decadevano così le Regole ed entravano in azione cinque sindaci indipendenti.
Nel 1815, quando Napoleone abbandonò la scena europea, il ritorno degli Austriaci (Regno Lombardo Veneto) comportò il ripristino dei regolamenti e degli statuti anteriori (1816).
L’istituto civile attuale e la struttura amministrativa del comune di Limana risalgono soltanto al 1871.
Il Novecento
Agli inizi del 1900, il nucleo amministrativo e religioso venne spostato da Pieve di Limana in un zona più centrale, la frazione di Dussoi (l’odierna Limana Capoluogo). La storia del paese nell’ultimo secolo è caratterizzata, come per il resto della Val Belluna, dalle vicende legate alle due Guerre Mondiali e dal fenomeno dell’ emigrazione.
Verso la fine degli anni ’70, anche Limana vide l’inizio della trasformazione dell’economia da agricola a industrializzata, un’evoluzione che, in meno di 30 anni, ha mutato radicalmente le condizioni di vita e la fisionomia del paese.
I Patroni
Il comune possiede due patroni: santa Giustina e dal 1846 anche san Valentino.
Santa Giustina: a lei è dedicata la parrocchia (Santa Giustina in Limana).
Titolare della vecchia parrocchiale, ora dedicata a santa Barbara (4 dicembre), è titolare della odierna chiesa parrocchiale. La festa della patrona ricorre il 7 ottobre e si celebra la domenica più vicina a questa data (solitamente la prima di ottobre). Nella parrocchiale se ne conservano alcune reliquie donate il 2 ottobre 1796.
San Valentino, divenne compatrono del paese quando vennero donate le sue reliquie da papa Gregorio XVI, nel 1846, all’allora Arciprete Don Mariano Corrà. Oggi sono conservate nell’altare di sant’Agnese nella chiesa arcipretale. L’autenticità delle reliquie sembra essere certa, ma il possesso viene conteso da tempo tra Limana, Senigallia e Terni, entrambe dichiarano di possedere le spoglie del santo.
In realtà sembrebbe che il patrono di Limana sia san Valentino presbitero e martire (così è rappresentato dalla statua posta nella parte destra dell’altare maggiore), mentre le reliquie presenti a Senigallia e Terni siano del corpo di san Valentino Vescovo e martire (Venerato l’8 gennaio). Secondo alcuni studiosi, questi due santi sarebbero la stessa persona (prima ordinato presbitero e poi nominato vescovo). Ad oggi ancora non si conosce quale sia il racconto più veritiero.
Storia della Municipalità
Fino al 1806 il territorio di Limana apparteneva alla città di Belluno, le frazioni di Limana erano gestite dalle Regole, rette da un corpo amministrativo che era formato dal Marigo (Sindaco) e dai Massari. Con queste regole, le frazioni gestivano il proprio patrimonio comune (boschi, pascoli e simili), seguendo degli Statuti. In seguito, i rapporti con Belluno si distaccarono e portarono alla formazione del “Comune del Contado” che riuniva le “Regole” della stessa “Pievania” di Limana. Il comune era retto dal Consiglio dei Nobili. La sede del Circondario di Limana era nel Palazzo detto del Comune (Palazzo Trois) a Pieve di Limana. Con l’arrivo di Napoleone e il passaggio al governo francese, il territorio di Limana venne frazionato in 5 comuni: Pieve di Limana, Triches, Tibolla, Dussoi e Giaon. Così cessavano le “Regole” e entravano in vigore 5 nuovi Sindaci, che amministravano territori indipendenti.
Nel 1816, con la fine del periodo francese, tornò il dominio austriaco che ripristinò gli statuti precedenti.
Con l’annessione al regno d’Italia, intorno al 1871 si istituisce l’odierno comune. Il primo capoluogo era nell’odierna Pieve di Limana che da sempre era il centro amministrativo e religioso del territorio. Nel corso del Novecento con la costruzione delle nuove vie di comunicazione il paese di Limana decade e il nuovo centro si sposta nella frazione Dussoi, che dagli anni sessanta viene rinominata Limana Capoluogo.
Il Centro
Il centro di Limana si stende vicino alle rive del Piave e del torrente Cicogna ed è attraversato dal rio Baorche. Il centro storico chiamato Dussoi è posto lungo una collinetta allungata, con i suoi quartieri di Sampoi e Baorche ai piedi di essa, e di La Cal e Mane e est.
Nella piazza principale intitolata Dussoi-Florido Lorenzi si innalza l’Arcipretale di Santa Giustina, all’interno conserva le spoglie del compatrono San Valentino. Le opere d’arte più pregevoli sono due altari lignei risalenti al XVII secolo, una tela di Nicolò de Barpi del 1634 e un calice d’argento di scuola romana. Il coro è completamente decorato dal ciclo di affreschi del Cortellezzi.
Lungo via Roma si mostra il seicentesco Palazzo Pagani-Cesa costruito su un avamposto militare risalente all’anno mille. Tra i suoi locali è ancora riconoscibile la torre. Oggi il palazzo è sede comunale.
Nel quartiere di Mane si può scorgere la maestosa villa Barcelloni del Settecento, un grande complesso appartenente alla nobile famiglia bellunese, abbandonato allo scoppio della prima guerra mondiale e caduto in degrado. Nelle vicinanze era presenta la chiesa di San Nicolò crollata nel terremoto del 1936.
Nella piazzetta Agostino Piol sorge il palazzo del Vecchio Municipio, ora sede degli edifici postali; in passato ha ospitato la prima scuola del paese e successivamente la sede comunale fino ai primi anni novanta. L’aspetto del palazzo è completamente mutato, originariamente aveva la struttura dei tipici palazzi nobili locali ma nel 1917 fu distrutto dagli austriaci. Durante l’epoca fascista era sede della Casa Balilla.
Nel paese erano presenti altre tre chiese oggi distrutte. La maggiore di San Silvestro, nella piazza principale demolita a inizi Novecento perché in disuso, e le due minori di Sant’Andrea e San Paolo di Sotto (da Rot), anche queste demolite a inizio Novecento.
Rioni Cittadini
- Dussoi (centro storico)
- Sampoi
- Baorche
- La Cal
- Mane
Onorificenze
Città decorate al valor militare per la guerra di liberazione
«Durante l’occupazione nemica, malgrado le imposizioni degli invasori e le minacce di gravi pericoli, gli abitanti di Limana dimostrarono alto spirito di resistenza e morale elevata. Sprezzanti delle prescritte severe sanzioni, validamente aiutavano un ufficiale e molti soldati italiani, prigionieri alla macchia, nell’opera di informazione, di resistenza e di molestia all’invasore» — Limana, 1917-1918
Monumenti e luoghi d’interesse
Architetture religiose
Santuario di Madonna Parè
Sopra il paese di Giaon si trova il santuario di Madonna Parè, risalente al VI secolo, raggiungibile dal paese sottostante da una suggestiva via crucis, che si arrampica attraverso il bosco. La fondazione della chiesa si fa risalire a prima del VI secolo, il nome Parè sembra derivare da un termine dialettale “dei parens” che significa “genitrice di Dio”. Durante recenti restauri, sono venuti alla luce sotto l’intonaco degli affreschi di epoca cinquecentesca, attribuiti a Giovanni da Mel. Al santuario è legata la leggendaria figura dell’eremita Tison Giacomo che si ritirò nel santuario alla fine del Settecento, in una dimora ora scomparsa, che si intravede dipinta nell’affresco di Girolamo Moech all’interno della chiesa. Al santuario è dedicato anche un romanzo, scritto da Giosuè Fagherazzi, che narra gli avvenimenti nella Valbelluna all’arrivo di Napoleone. Questa chiesa fu uno dei luoghi di ispirazione dello scrittore Dino Buzzati, al quale si deve anche la decorazione del capitello votivo intitolato a Santa Rita, posta sulla strada per la Valpiana.
Via crucis di Madonna Parè
Questo sentiero che si arrampica sulla montagna dall’abitato di Giaon fino al santuario omonimo è stato costruito nel 1842, in seguito a dei lavori di restauro del santuario sovrastante. Ricostruita nel 1883, durante la seconda guerra mondiale lo stato delle stazioni era grave, fu così fatto voto alla Madonna, che in cambio di protezione durante la guerra la popolazione si sarebbe preoccupata del restauro. Nel 1946 la via crucis fu restaurata al completo, ogni stazione curata da una frazione comunale. I dipinti nelle nicchie sono opera di Luigi Vardanega.
Pieve di Santa Barbara (chiesa madre)
La chiesa di Santa Barbara (in origine Santa Giustina) risale certamente dal 1184; arcipretale fino al 1905, anno in cui il titolo venne spostato a quella attuale di Santa Giustina (Limana centro). L’edificio in stile romanico è composto da un’unica navata, con pareti sassi a vista, e il tetto a capriate in legno. All’esterno sul lato sud-est spicca l’alto campanile. Conserva l’altare maggiore del XVII secolo, con la pala della Beata Vergine, attribuita a Francesco Frigimelica il Vecchio. A metà del XIX secolo la chiesa cadde in rovina e venne chiusa al culto. Durante la prima guerra mondiale i soldati demolirono il portico del battistero e utilizzarono la chiesa come magazzino dei carri dell’artiglieria. Venne completamente saccheggiate e spogliata, persino delle pietre del pavimento. La chiesa, tutt’oggi spoglia, è stata in parte restaurata.
San Zenone al bosco
Questa costruzione è aggrappata su di un grande masso in parte spianato artificialmente quasi a strapiombo sul sottostante paese di Polentes. La data di fondazione è sconosciuta ma data la posizione isolata e scomoda si pensa ad una costruzione antica. Nel Medioevo era meta di pellegrinaggi, aumentati dopo la chiusura della chiesa del castello San Pietro nei pressi della Valpiana. La sua costruzione è legata a folkloristiche leggende: la prima era che i massi preparati nel cantiere al centro del paese, durante la notte si spostassero inspiegabilmente sulla sommità della roccia; l’altra racconta del passaggio di San Zenone che qui aveva riposato, e in suo onore, la popolazione lì eresse una chiesa. L’edificio a lungo diroccato venne restaurato a inizi del Novecento da una nobile contessa di Limana.
Siti Archeologici
Villaggio fortificato
Appena sopra il santuario di Madonna Parè si trovano i resti di un antico villaggio fortificato di epoca altomedievale. Intorno agli anni settanta del XX secolo in questo sito, furono rinvenuti molti reperti archeologici: utensili, armi, gioielli ecc. La struttura del complesso è inserita nella morfologia particolare della zona: la presenza di grossi massi isolati che permettevano una miglior difesa del borgo. Le fortificazioni sono maggiori nella zona a nord verso la Valbelluna e minori verso la montagna (sud). All’interno della cerchia muraria si ritrovano alcuni perimetri delle abitazioni di piccole dimensioni.
Castello di San Pietro in Tuba
Intorno all’anno 1000 nel colle che apre la Valpiana venne costruito il castello di San Pietro in Tuba, nome che deriva dagli antichi sigilli dell’ordine dei Cavalieri Templari, che furono anche i primi proprietari della fortezza. Dopo una fase di abbandono a metà del XIV secolo, il castello passò ai cavalieri dell’Ordine Teutonico. Il castello, insieme alle altre fortezze della Valbelluna, costituiva una strategica linea tra i possedimenti tedeschi e veneziani.
Nel 1351 il nobile Brocca da Castello venne bandito dalla città di Belluno dal Patriarca di Aquileia, sotto ordine dell’Imperatore tedesco. Questo per vendicarsi scelse il castello di San Pietro in Tuba per attuare un attentato contro il vicario dell’Imperatore, che spesso passava nella strada sotto le mura del castello. Per riuscirci aveva bisogno dell’appoggio dei cavalieri Teutonici. Alla fine però entro in contrasto con questi, quindi il piano saltò e il nobile venne condannato. Questo evento storico viene ricordato come “La Congiura di Brocca da Castello”.
Nel 1366 le fortezze dei Carraresi furono distrutte dai veneziani; il castello strettamente collegato ad esse fu abbandonato. Nelle rovine del castello fu fondato un monastero dai monaci cistercensi che vi rimasero fino al 1578. Dopo l’abbandono dei monaci, nel colle rimase solo la chiesa di San Pietro, distrutta poi a metà del 1700.
Ville Venete
La bellezza e la tranquillità del territorio di Limana e la sua vicinanza con la città di Belluno, dal 1500 in poi ha portato le nobili famiglie Bellunesi a costruire numerosi palazzi, ville e tenute di villeggiature e residenza sparse in tutto il territorio comunale. Alcune di queste costruzione rientrano a pieno titolo nelle ville venete con caratteristiche che tendono di più ad un gusto rustico e montano rispetto a quelle più scenografiche della Pianura Padana. Le più importanti dal punto di vista artistico sono:
Villa Piloni a Cesa di Limana
Questa villa costruita intorno al XVIII secolo dai nobili Piloni (attuali proprietari), è circondata da un vasto parco disegnato dal giardiniere di Versailles Alexandre Poiteau venuto nel bellunese al seguito delle truppe napoleoniche. Al suo interno quadri della scuola di Sebastiano Ricci
Villa Barcelloni a Limana
Risalente al XVIII secolo ha un impianto grandioso con corpo centrale e due barchesse laterali, circondata in origine da due parchi. Durante la seconda guerra mondiale i nobili proprietari furono costretti alla fuga, successivamente saccheggiata di ogni arredo diventò dimora di soldati. Negli anni successivi divenne inappropriatamente dimora di più famiglie, che ne deturparono irrimediabilmente l’aspetto originale. Oggi questa grandiosa villa, si presente semi abbandonata e dall’aspetto trasandato, nei suoi parchi sorgono abitazioni nuove.
Villa Sacello a Centore
Risalente alla prima metà del XVIII secolo, fatta costruire dalla famiglia nobile dei Sacello, la proprietà passo poi alla famiglia Zadra (attuale proprietaria). La villa costruita in cima ad un colle si presenta con due facciate e dalla struttura molto imponente; è conservata ancora oggi con arredi e fattezze originarie. È legata alla villa Piloni-Castello a Villa di Limana da una strana leggenda.
Villa Tasso a Triches. Questa villa assai piccola e molto slanciata ha un volume stranamente cubico. La costruzione risale al XVIII secolo.
Villa Piloni-Castello a Villa di Limana
Risalente al XVIII secolo. La villa ha un corpo centrale affiancato da una corte rustica; l’interno, molto curato, conserva mobili antichi, tele, e sculture di Andrea Brustolon. Secondo una leggenda nei locali delle cantine si nasconde un tunnel sotterraneo che si collegherebbe con la soprastante villa Sacello nel borgo di Centore.
Altre ville da citare sono:
- Villa Sacello a Col di Mezzo,
- Palazzo Trois a Pieve di Limana,
- Villa Crocecalle a Navasa,
- Palazzo dei Canonici a Pieve di Limana, Palazzo Pagani-Cesa a Limana.