Perarolo di Cadore
(Peraruò o Pararuò in ladino)
Storia
Le sue origini risalgono al ‘300 quando, grazie all’attività del commercio del legname, iniziarono a stanziarsi le prime popolazioni. Il mercato del legname, sviluppato sotto il dominio della Serenissima, è stata una grande fonte di ricchezza per questo territorio: in passato, la sua posizione strategica, alla confluenza dei due fiumi, lo portarono ad essere un’importante stazione di passaggio, ove i tronchi che fluitavano da nord venivano fermati grazie al cidolo, un apposito sbarramento, e caricati in zattere per proseguire il viaggio verso Venezia.
Era da quest’area che partivano le zattere per il trasporto del legname diretto alla Repubblica di Venezia per via fluviale, traffico che fu per molti secoli, a partire dalla seconda metà del XIV, alla base dell’economia di questo territorio, a prevalenza boscoso.
Verso la fine dell’Ottocento iniziò a svilupparsi anche l’industria dell’occhiale che continua tuttora a impegnare diverse attività legate al prodotto.
Nei primi del Novecento, però, con l’arrivo nella valle della ferrovia (1913), questo modello economico secolare decadde e, con esso, il prestigio di Perarolo. Inoltre, negli anni ottanta fu dismessa la Cavalera, unica strada praticabile nel percorso Longarone – Cortina d’Ampezzo e passante per Perarolo: furono costruiti il viadotto e il Ponte Cadore, che tagliarono fuori il paese anche dal traffico automobilistico, pregiudicando così un’economia legata al turismo diretto a Cortina e sulle Dolomiti.
Anche Perarolo, come tutta la zona circostante, fu teatro di guerra durante la Prima Guerra Mondiale: un’escursione in Col Vaccher permette infatti di visitare i resti di una fortificazione militare.
Monumenti e luoghi d’interesse
Tra le vie del piccolo borgo si possono trovare alcune architetture di notevole interesse culturale ed artistico, tra cui Casa dei Trofei, un palazzo ottocentesco che ospita il Museo del Cidolo e del Legname, e Palazzo Lazzaris, dimora nella quale soggiornarono la Regina Margherita e il Principe di Napoli. Curioso a tal proposito lo slogan riportato nelle vecchie cartoline del posto: “Perarolo – Villa Reale”, a sottolineare l’importanza della cittadina come centro di villeggiatura per alcuni reali d’Italia.
Al centro del paese merita una visita la Chiesa dedicata a San Nicola Vescovo, fondata nel 1407 e nella quale sono conservate alcune opere di Tomaso Da Rin e Giuseppe Ghedina. Nella chiesa di S.Rocco si può ammirare un’opera di Francesco Vecellio, fratello del Tiziano.
Situato alle pendici dei Monti Zucco, Dubiea e delle Pale di Roda, Perarolo è una zona adatta ad escursioni e passeggiate alla scoperta della natura circostante. Un’area ricca di vegetazione e fauna è la Val Montina, inclusa tra le aree wilderness italiane per il suo caratteristico ambiente selvaggio e incontaminato.
Chiesa parrocchiale
La chiesa parrocchiale di Perarolo nacque nel 1515 e fu intitolata a San Nicolò, patrono degli zattieri, la cui attività era al centro dell’economia perarolese. Curata dal 1604, la chiesa divenne parrocchiale solo nel 1857.
Chiesa di San Rocco
La chiesa di San Rocco è importante in quanto luogo tizianesco, dove operò Francesco Vecellio, fratello maggiore di Tiziano. Qui infatti egli lascia la pala (ad egli attribuita) rappresentante Madonna con Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano, della prima metà del XVI secolo[4].
Museo del cìdolo e del legname
Il Museo del cìdolo e del legname è stato fondato nel 2005 per avvalorare l’importante storia economica di Perarolo. Centrale nell’organizzazione del museo è, appunto, il vecchio cìdolo[5] di località Sacco (smantellato nel secondo XX secolo): tale tipo di struttura, presente solo nel Cadore, faceva da barriera ai tronchi che scendevano per via fluviale, senza impedire però il passaggio regolare delle acque e permettendo di rifornire le numerose segherie vicine con regolarità.
Per approfondimenti:
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