Pieve D’Alpago

Pieve D’Alpago

Il 23 febbraio 2016 si è fuso con Farra d'Alpago e Puos d'Alpago per formare il nuovo comune di Alpago.

Storia

È consuetudine storica far risalire intorno all’anno 1000 la nascita, attorno a Chiese (pievi) sparse nelle campagne, di villaggi più o meno cospicui. La sopravvivenza dell’attuale toponimo Pieve, se da un lato conferma un’antica supremazia religiosa e civile sull’intera conca alpagota, dall’altro non è sufficiente a determinare con esattezza l’epoca in cui l’abitato che esso individua si sia formato. È certo, come hanno rivelato gli scavi archeologici delle località di Quers, Staol di Curago e Pian de la Gnela, che l’area fu abitata sin dalla protostoria, con floridi insediamenti che si situavano lungo antiche vie di comunicazione ad oggi ancora misteriose. I reperti rinvenuti nelle necropoli non solo testimoniano una continuità abitativa dalla preistoria sino all’Impero Romano ed oltre, ma offrono l’immagine di una comunità ricca, fiorente ed artisticamente evoluta. Recenti studi, sui reperti archeologici suggeriscono di inquadrare gli insediamenti preistorici in un vasto contesto economico-culturale che non si limitava all’area veneta, ma si spingeva oltre i confini nazionali nei territori dell’attuale Slovenia.

La storia medievale e moderna di Pieve d’Alpago è strettamente legata alle vicende della città di Belluno, ma le testimonianze su questo periodo sono esigue. Per secoli pare che un lungo torpore abbia avvolto il territorio, interrotto di quando in quando da qualche evento importante come l’investitura dell’Alpago, avvenuta a Pieve il 30 ottobre 1340, di Giacoma da Vivaro, vedova del famigerato Endrighetto che dal suo castello di Bongajo signoreggiava sulla piana sottostante. Restano a testimonianza del periodo le Chiese, in particolare la Parrocchiale di Santa Maria, più volte ricostruita e rimaneggiata: la composizione stilistica attuale è opera dell’architetto bellunese del XIX secolo Giuseppe Segusini. In essa è conservata una tela di Gaspare Diziani. Notevoli sono anche la Chiesa di Garna con il soffitto a cassettoni e la Villa Falin del XVII secolo.

 

 

Frazioni di

Pieve D’Alpago
Da un documento del 1662 si apprende che il Comune d’Alpago comprendeva 19 regole o villaggi, fra i quali Curago, Garna, Pieve, Plois, Tignes, Torch, Torres e Villa, facenti parte ancora oggi del Comune di Pieve d’Alpago.  

Persone legate a

Pieve D’Alpago
  • Placido Fabris, pittore

Il 29 agosto 1802 nacque a Pieve d’Alpago il pittore Placido Fabris, le cui opere, alcune delle quali irrimediabilmente perdute in un naufragio, sono dalla critica attuale riscoperte e collocate ben saldamente fra le maggiori della prima metà del XIX secolo. La ritrattistica, che tanta fortuna ebbe fra la borghesia commerciale in ascesa, rappresentò il terreno privilegiato del Fabris che ebbe prestigiosi committenti quali lo zar di Russia ed il Metternich. L’artista, pur lontano nelle sue dimore di Venezia, Trieste o Londra, ha sempre firmato i dipinti come Placido Fabris d’Alpago, a testimonianza del profondo legame con la terra d’origine. Pur in un territorio povero e contadino, furono presenti nella comunità di Pieve sufficienti risorse ed ambizioni da consentire ad un ragazzo di talento di proseguire i propri studi per affermarsi nel campo dell’arte pittorica.
  • Flaminio Grappinelli, pittore

Arte pittorica che pure aveva avuto in Pieve un altro maestro, l’oscuro Flaminio Grappinelli, pittore tra XVII e XVIII secolo che ebbe i natali a Pieve, come testimonia il cognome ben attestato nei documenti locali. L’opera del Grappinelli è stata rivalutata solo nel XIX secolo prendendo spunto dai santi collocati nel duomo di Belluno, ma viene considerata di alto pregio qualitativo ed espressivo.
  • Padre Alberto Vimina, religioso

Se Grappinelli coltivò in Pieve la sua abilità pittorica, a Pieve chiuse la propria avventurosa esistenza nel 1667 padre Alberto Vimina, religioso, diplomatico della Repubblica veneziana che ha lasciato memorabili testimonianze delle proprie missioni diplomatiche tra Polonia, Russia, Svezia ed Ucraina. Restano le sue memorie che rappresentano un documento ineguagliabile per la conoscenza dell’Europa orientale nel XVII secolo[senza fonte], anche se gran parte della sua attività deve essere ancora studiata, compresi gli anni del suo ministero in Pieve d’Alpago.
  • Pietro Bortoluzzi, detto Pieretto Bianco

Originaria di Tignes, frazione del Comune di Pieve d’Alpago, era la famiglia di Pietro Bortoluzzi, noto con lo pseudonimo di Pieretto Bianco, pittore e scenografo del primo XX secolo, artista apprezzato in vita e dimenticato dopo la morte avvenuta nel 1937.

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