Storia
È consuetudine storica far risalire intorno all’anno 1000 la nascita, attorno a Chiese (pievi) sparse nelle campagne, di villaggi più o meno cospicui. La sopravvivenza dell’attuale toponimo Pieve, se da un lato conferma un’antica supremazia religiosa e civile sull’intera conca alpagota, dall’altro non è sufficiente a determinare con esattezza l’epoca in cui l’abitato che esso individua si sia formato. È certo, come hanno rivelato gli scavi archeologici delle località di Quers, Staol di Curago e Pian de la Gnela, che l’area fu abitata sin dalla protostoria, con floridi insediamenti che si situavano lungo antiche vie di comunicazione ad oggi ancora misteriose. I reperti rinvenuti nelle necropoli non solo testimoniano una continuità abitativa dalla preistoria sino all’Impero Romano ed oltre, ma offrono l’immagine di una comunità ricca, fiorente ed artisticamente evoluta. Recenti studi, sui reperti archeologici suggeriscono di inquadrare gli insediamenti preistorici in un vasto contesto economico-culturale che non si limitava all’area veneta, ma si spingeva oltre i confini nazionali nei territori dell’attuale Slovenia.
La storia medievale e moderna di Pieve d’Alpago è strettamente legata alle vicende della città di Belluno, ma le testimonianze su questo periodo sono esigue. Per secoli pare che un lungo torpore abbia avvolto il territorio, interrotto di quando in quando da qualche evento importante come l’investitura dell’Alpago, avvenuta a Pieve il 30 ottobre 1340, di Giacoma da Vivaro, vedova del famigerato Endrighetto che dal suo castello di Bongajo signoreggiava sulla piana sottostante. Restano a testimonianza del periodo le Chiese, in particolare la Parrocchiale di Santa Maria, più volte ricostruita e rimaneggiata: la composizione stilistica attuale è opera dell’architetto bellunese del XIX secolo Giuseppe Segusini. In essa è conservata una tela di Gaspare Diziani. Notevoli sono anche la Chiesa di Garna con il soffitto a cassettoni e la Villa Falin del XVII secolo.