Rivamonte Agordino
(Riva in ladino-veneto)
Geografia
Il territorio comunale si estende sull’Agordino sudoccidentale, alla destra orografica del Cordevole. La gran parte degli abitati, capoluogo compreso, si distribuisce su un pianoro sopraelevato di alcune centinaia di metri rispetto al letto del torrente, alle pendici orientali di una serie di modesti rilievi (Col Alt, 1.527 m s.l.m. – Colle Armarolo, 1.478 m – Colle Pianezze 1.176 m) che lo separano da Voltago Agordino. Dall’altra parte, verso sud, si innalzano i più ragguardevoli Monti del Sole che culminano con i 2.240 m del Piz di Mezzodì.
Gran parte del territorio è area protetta compresa nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi; in quest’ambito è da citare la riserva naturale Valle Imperina
Storia
Del paese si hanno scarse testimonianze storiche e solo a partire dal Duecento viene citato per la prima volta il toponimo Riva (modificato nel 1867 in Rivamonte ma ancora utilizzato a livello dialettale).
Per tutta la denominazione della Serenissima, Riva rappresentò una regola inquadrata nel sindacato di Sottochiusa, a sua volta parte del capitaniato di Agordo. Questo sistema venne abolito in epoca napoleonica con l’istituzione dei comuni.
Per secoli l’economia locale poté contare sulla florida attività mineraria della Valle Imperina, differenziandosi dagli altri centri dell’Agordino perlopiù a vocazione agricola. Con la chiusura della miniera nel 1962, molti rivamontesi furono costretti a trasferirsi altrove, cosa che provocò un drastico calo demografico.
Monumenti e luoghi d’interesse
Chiesa parrocchiale
Fondata forse nel Quattrocento, fu ricostruita tra il 1866 e il 1886 su progetto di Giuseppe Segusini.
L’altare maggiore reca un dipinto di Tomaso Da Rin con la Trinità, San Floriano e San Sisto; altra opera di pregio è un Sant’Antonio ligneo del Brustolon. Lungo le pareti laterali della chiesa si trovano dodici nicchie in cui sono collocate le statue degli apostoli. Dietro l’altare è collocato un organo con 1078 canne.
L’erezione della parrocchia è recente (1972), ma della precedente curazia si ha notizia sin dal Seicento.
Sito minerario della Valle Imperina
Un tempo molto famoso, per l’attività mineraria ivi svolta nelle miniere di Valle Imperina, chiuse negli anni sessanta per l’esaurirsi del fattore economico legato alle miniere. Il sito minerario della Valle Imperina, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO è attualmente oggetto di ricupero al fine di preservarne la memoria storica, “progetto di archeologia industriale”, finanziamenti europei, del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e della regione Veneto.
Attualmente è attivo un ostello ricavato dal restauro di uno degli edifici originali e sono stati restaurati alcuni edifici: centrale idroelettrica, scuderie, Cral e forni fusori. Il paese, grazie all’attività mineraria ha formato maestranze e tecnici minerari “periti industriali minerari” impegnati in tutto il mondo nelle miniere e nei cantieri che richiedevano alta specializzazione nel campo delle perforazioni e degli scavi sotterranei.
Cultura
I seggiolai
Da segnalare per il passato l’attività dei seggiolai, cioè costruttori e impagliatori di sedie, chiamati “conthe” che usavano un loro linguaggio particolare detto appunto “scapelament del contha” che serviva per parlare liberamente, quando lontani dal paese, potevano colloquiare con i paesani che incontravano, fornendosi notizie importanti sul lavoro, senza essere compresi; linguaggio ora usato e conosciuto prevalentemente dagli anziani. L’attività dei “conthe” è attualmente quasi del tutto scomparsa anche se esistono ancora alcuni artigiani che la svolgono, seppur in modo saltuario o su specifica richiesta. Il Club UNESCO Agordino organizza speciali corsi indirizzati soprattutto ai giovani, nel tentativo di conservare quella importante attività e tradizione che fu dei loro padri e nonni.