San Tomaso Agordino

San Tomaso Agordino

Si tratta di un comune sparso in quanto sede comunale è la frazione Celat. Posto fra le valli del Biois e del Cordevole, luogo di villeggiatura prevalentemente estivo. Conserva ancora nelle antiche borgate il fascino delle tradizioni contadine. Ne è un esempio l'architettura del grande fabbricato al di sopra di Celat, chiamato dai locali il "Vaticano": antica casa colonica che un tempo ospitava numerose famiglie e chiamata così forse per le sue dimensioni.
SAN TOMASO AGORDINO

San Tomaso Agordino
(San Tomas in ladino-veneto)

Geografia

Comune con un territorio di 19,15 km², sorge a ridosso del gruppo montuoso del Sasso Bianco (2407 m s.l.m.), su un costone alla destra orografica del torrente Cordevole. È costituito da 25 villaggi posti ad altitudini variabili da 776 m s.l.m. a 1450 m s.l.m. La sede municipale è Celat a 1081 m s.l.m.

Idrografia

Il territorio del comune è attraversato dal torrente Cordevole che lambisce la frazione di Avoscan. Altri piccoli torrenti degni di nota, tutti suoi affluenti sono:

  • Ru delle Nòttole
  • Torrente delle Calchere
  • Ru delle Fucine o di Pecol
  • Ru Pissolòt
  • Ru di Col de Riz
  • Ru delle Donne (segna il confine con il comune di Rocca Pietore)

Cenni Storici

Ad Avoscan, frazione più meridionale del comune, fino a qualche anno fa si poteva scorgere ciò che rimaneva del castello degli Avoscano. Il casato dei conti di Avoscano dominò per circa venticinque anni la storia dell’Agordino nel corso del XIV secolo, periodo in cui queste zone erano in mano agli Scaligeri di Verona (1322-1337). La residenza di questa famiglia nobile era appunto il castello di Avoscan, esistente già al tempo delle invasioni barbariche. In riferimento all’edificazione della fortezza, la tradizione vuole che tre sorelle, tra loro in disaccordo, abbiano costruito tre castelli: quello di Avoscan, quello di Rocca Pietore e quello di Andraz.

Non si hanno ulteriori notizie sulle origini di tali sorelle, forse perché questa tradizione si avvicina più alla leggenda che alla realtà. Altre testimonianze più attendibili descrivono il castello come “… un complesso di solidi edifici, alla maniera di fortilizio, e si estendeva anche lungo tutto il piccolo pendio, occupava il piano dove oggi passa la strada pubblica, e finiva sulla sponda del Cordevole”. Attualmente nel luogo dove sorgeva tale costruzione sono state edificate case private e quindi non rimangono più tracce del castello.

Economia

L’economia di questo comune non è stata mai particolarmente fiorente. Ne è testimonianza il fatto che in passato l’emigrazione era pratica molto diffusa. Gli uomini e i capifamiglia erano costretti a cercar lavoro in altre zone, e paesi quali Svizzera, Germania e Francia erano le mete più diffuse. Chi rimaneva nel comune si dedicava per lo più all’artigianato e al lavoro nei boschi. Vi erano poi tre mulini attivi che sfruttavano le acque del Rù delle nottole, e alcune segherie oggi ormai in disuso. Oggi l’economia ha subito molti cambiamenti.

Nell’ambito del comune rimangono poche attività individuali. Vi è comunque una cava di pietra in località “I Piegn”, dalla quale viene estratta la Dolomia del Serla, una pietra ornamentale dalla quale si ricavano lastre e pregiati manufatti. Il turismo è costituito da utenti di seconde case, sparse in tutto il territorio, scelto per la sua tranquillità rispetto ai centri più affollati di Alleghe e Falcade, ma comunque molto vicini.

Le Chiese

L’antica chiesa di San Tomaso Apostolo fu eretta nel 1361 e consacrata nel 1437. Nel 1748 fu rifatta ed ampliata. Al suo interno si trovano alcune pregevoli tele di Angelo Cimador e gli affreschi di Arturo Favaro, dipinte dalla mano di un artista di Mogliano Veneto nel 1948. Alcuni anni fa, inoltre, sono stati scoperti altri affreschi, risalenti ad epoca antica durante i restauri delle pareti interne della chiesa. La prima domenica di settembre, si ricorda la posa della prima pietra della chiesa, con la tradizionale sagra paesana.

Vi sono altre tre chiese minori da segnalare: quella sacramentale dell’Assunta ad Avoscan, quella dell’Annunciazione a Pecol e quella dello Spirito Santo a Ronch.

Il “Vaticano”

È un’antica costruzione che domina la frazione di Celat rimasta immutata nel tempo. Il nome deriva dalle imponenti dimensioni dell’edificio, che ricordava la grandezza della basilica a Roma. Costruito nell’anno 1707, ospitava molte persone, tutte appartenenti allo stesso nucleo familiare.

Anticamente si usava “allargare” la pianta principale della casa, edificando tutto attorno ad essa ogniqualvolta vi fosse la necessità di ulteriore spazio, per esempio in occasione del matrimonio di un figlio maschio, che per tradizione non lasciava la casa paterna, ma vi portava la novella sposa. Si possono trovare ancora oggi, nella parte vecchia dei paesi, queste specie di condomini di un tempo.

Dalla piazza di Celat vi è una stradina pedonale che collega la parte alta e più antica della frazione, passando proprio sotto un caratteristico viottolo ad arco facente parte di questa costruzione.

Il Planetario

Molto importante per il comune è il planetario, ospitato nel centro astronomico provinciale “Emigranti”. Realizzato dall’amministrazione comunale con il contributo di comunità montana Agordina, regione Veneto e consorzio B.I.M. di Belluno, è una delle uniche strutture di questo genere in provincia di Belluno, affiancata solo dal planetario di Feltre.

Il progetto iniziato nell’anno 1995, si è concretizzato con l’inaugurazione ufficiale sabato 28 febbraio 2004. All’interno della struttura è installata una cupola in alluminio di 4 metri di diametro, sulla quale è possibile riprodurre il cielo stellato con 2400 stelle, il sole, la luna ed i pianeti del sistema solare. Vengono inoltre visualizzati l’orizzonte artificiale, i punti cardinali luminosi, le fasi di alba e tramonto, la via lattea.

Tramite un proiettore dedicato è possibile simulare l’esplosione di una supernova con la formazione di una nebulosa, la nascita di una stella ed inoltre le fasi di un’eclissi lunare o solare. Sotto la cupola trovano posto 25 persone. Nella medesima sala è stato installato un telescopio tecnologicamente molto avanzato con ottica Ritchey Chretien dal diametro di 450 mm.

Il puntamento al cielo avviene grazie alla possibilità di aprire una parte del tetto del Centro Astronomico. Controllato da computer in tutte le sue principali funzioni, consente l’osservazione di pianeti, satelliti, stelle e di molti altri corpi celesti quali ammassi stellari, supernove, galassie.

Il costante collegamento al computer consente inoltre l’osservazione a più persone contemporaneamente. Il grande pregio di questa struttura è la sua posizione. L’abitato di Celat infatti, oltre a godere di una posizione strategica per le osservazioni, è totalmente privo di inquinamento luminoso.

L’impianto di illuminazione della piazza antistante lo stabile, prevede la possibilità di essere spento o ridotto di luminosità, nelle ore serali in cui funziona il centro astronomico.

Il 17 dicembre 2004 è nata l’associazione astrofili agordini “Cieli dolomitici”, che organizza manifestazioni, serate dedicate all’osservazione del cielo e serate di avvicinamento all’astronomia.

Teleferica di San Tomaso

A San Tomaso Agordino esiste una teleferica che risulta essere la più alta delle Dolomiti ad oggi. La zip-line comprende 2 funi, 3 piattaforme, velocità massima a 80 km/h, una lunghezza totale di 1600 m, un dislivello di 260 m, il punto più alto raggiungibile di 175 metri, per 40 minuti di percorso circa.

 

 

Da sapere su

San Tomaso Agordino
La leggenda narra…
“In uno splendido pomeriggio invernale di tanti anni fa il Duca d’Avoscano lasciò il suo castello per recarsi ad Alleghe ad acquistare una balla di paglia. La moglie un po’ contrariata dall’improvvisa decisione gli raccomandò di non attardarsi poiché quella sera avrebbe potuto incontrare la “Donaza”. Il marito benevolmente rispose di non preoccuparsi poiché sarebbe ritornato prima dell’imbrunire. Prese le briglie e spronò i cavalli, la slitta scivolò leggera sulla pista di neve battuta; in breve apparve la chiesetta d’Alleghe. Un’ultima salita e poi la slitta si fermò sul sagrato dei villaggio.
Il duca aveva tutta la buona intenzione di sbrigarsi in fretta ma si attardò un po’ perché la faccenda della paglia andò per le lunghe, un po’ perché si fermò all’osteria con gli amici. Quando risalì sulla slitta per rincasare, già brillavano in cielo le prime stelle. La notte era gelida e splendida, non si udiva nessun rumore, salvo il lieve fruscio dei pattini della slitta ed il cadenzato ritmo degli zoccoli dei cavalli. Cullato dal dondolio il Duca si addormentò.
In lontananza si scorgevano già le torri dei castello, quando il Duca fu risvegliato di soprassalto a causa dell’improvviso impennarsi dei cavalli. Si stropicciò gli occhi, credendo di sognare e gli si rizzarono i capelli. Nel buio della notte rischiarata da grandi fuochi accesi gli si presentò davanti la “Donaza” alta come un abete con intorno i suoi sette “Donazin” simili all’Om Selvarek”. Il duca avanzò lentamente poiché era tardi per tornare indietro, affrontò con garbo la “Donaza” salutandola con parole magiche. La voce possente della Donaza fece rintronare il bosco: “Bravo, cavaliere d’Avoscan a te mai mancheran né vin né pan” e così dicendo con la sua enorme mano gli fece cenno di proseguire.
Il Duca passò in mezzo ai fuochi guardando impaurito le enormi marmitte bollenti e giunse al castello pallido e sconvolto ripromettendosi che mai più sarebbe passato di notte per la Busa dele Donaze”.

Frazioni di

San Tomaso Agordino
Avoscan (ladino: Oscian), Canacede (ladino: Cianacede), Celat (sede comunale), Chiea, Colarù, Colzaresè, Costa di Mezzo, Costoia, Fontanelle, Forchiade, La Costa, L’Ancona, Mezzavalle, Pecol, Piaia, Pianezze, Pian Molin, Roi, Ronch, Sot Colarù, Tocol, Val, Val di Zat, Vallata, Vare

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