Santo Stefano di Cadore

Santo Stefano di Cadore

Centro cadorino, sovrastato dal Monte Col (2079 m) e posto alla confluenza tra il Piave e il torrente Padola, è il principale centro del Comelico. È costituito dal capoluogo omonimo e dalle frazioni di Campolongo (la più estesa e la più popolata tra le frazioni), situata più a monte sulla valle del Piave a 940 m s.l.m., Casada e Costalissoio, anch'esse situate più a monte, ma nella Val Padola.

Santo Stefano di Cadore
(Sa Stefi in ladino)

Geografia

Il territorio comunale è circondato da numerose vette costituiscono la parte più occidentale delle Alpi Carniche e la parte più orientale delle Dolomiti. Tra le più importanti cime vi sono il Monte Crissin (2503 m), il Monte Brentoni (2548 m), Il Gruppo delle Terze (2586 m), una parte della Cresta Carnica (che segna il confine Italo-Austriaco). Tra le cime minori (per la quota, non per l’importanza) vi annoveriamo il Monte Col (2079 m) che sovrasta il centro abitato, il Monte Zovo (1944 m), situato poco sopra la frazione di Costalissoio, e il Monte Piedo (1665 m), dove vi transita la Galleria “Comelico” (SS52).

Storia

Ritrovamento di necropoli (cimiteri) a Lozzo, Pozzale, e Valle con tombe risalenti a 1000 anni avanti Cristo e di epoche posteriori i ritrovamenti di Lagole di Calalzo.
Da questi ritrovamenti sappiamo che i Cadorini di allora erano armati, ben vestiti, conoscevano l’agricoltura e si può dire che i paesi erano assai popolati se tanto numerose erano le tombe.

Un primo popolo giunto fino in Cadore, scendendo dal nord delle Alpi, forse per esercitare la caccia, fu il Ligure di origine indo-europea che occupava estesi territori dalla Francia meridionale alle Alpi orientali.
A sovrapporsi ai Liguri sarebbero giunti gli Illirici, cui appartiene la stirpe veneta, provenienti questi, molto probabilmente, dalla Carnia per il passo della Mauria.

In un secondo tempo sono giunti in Cadore anche i Veneti risalendo il Piave, quando l’invasione gallica li costrinse a rifugiarsi sui monti (sesto secolo avanti Cristo).
I Veneti portarono nel Cadore semiselvaggio le civiltà del bronzo e del ferro, il commercio, l’industria e l’arte etrusca…(Lagole-museo di Pieve di Cadore).

Certamente giunsero in Cadore anche i Celti o Galli; lo attesta il ritrovamento d’armi, l’elmo gallico di Vallesella, ed inoltre lo documenta il dialetto della regione e lo stesso nome di Cadore è di origine Celtica da CATU – battaglia + BRIGUM -altura, roccaforte, cittadella.

In epoca Romana (dal 115 a. C. al 476) nel medio Cadore vi era un notevole gruppo di abitanti.

La costruzione della via Claudia Augusta Altinate intorno al 100 d. C., congiungeva Altino(non lontano dalla foce del Piave) con Littamun (oggi S.Candido) e verso il Salisburghese con percorso che si svolgeva anche in Cadore.

Il Comelico ha sempre fatto parte del Cadore. La sua storia si identifica con la storia del Cadore, differenziandosi soltanto nei primordi e, s’intende, per locali particolari vicende.

Si può presumere, con molta attendibilità, che i primi abitanti si rifugiassero nelle impervie ed isolate valli comelicesi per sottrarsi agli eccidi, ai saccheggi ed alla sottomissione ai barbari che invasero ed occuparono l’Impero Romano.

Secondo una delle ipotesi, il principale apporto di profughi pervenuti in Comelico, fu dato da coloro che abitavano la Pusteria, in seguito all’occupazione di quella Valle avvenuta nell’anno 565 dopo Cristo da parte dei Baiuvari (oggi bavaresi). Chi non fu ucciso o non si sottomise andò ad occupare le disabitate valli del Comelico, di Gardena, di Badia e di Livinallongo, valli Ladine.
Altre ipotesi invece sostengono che tutto l’attuale Comelico superiore e parte di Danta – fu popolato da famiglie provenienti dalla vicìnia di Domegge, mentre il Comelico orientale – gli odierni comuni di S. Stefano e S. Pietro – da nuclei di persone dell’Oltrepiave.
Non è dunque possibile stabilire in maniera univoca la provenienza dei primi abitatori

Durante le Invasioni Barbariche (dal 476 all’888 d. C.) gli Unni di Attila non arrivarono in Cadore, ma esso soggiacque alla dominazione degli Eruli di Odoacre (476-493), degli Ostrogoti di Teodorico (493-548), dei Franchi Merovingi (548-553), dei Bizantini (553-568), dei Longobardi (568-774) e dei Franchi Carolingi (774-888).

Con i Franchi ebbe inizio il Feudalesimo (888 – 1077).

Successivamente (dal 1077 al 1420), in seguito alla cessione da parte dell’Imperatore Enrico IV al Patriarca di Aquileia del Comitato del Friuli, ebbe inizio il potere temporale dei Patriarchi che sub-infeudarono il Cadore ai loro vassalli. Tra questi, i Caminesi ebbero successivamente la completa investitura del Cadore fino al 1420 quando, terminato il potere temporale dei Patriarchi, subentrò il dominio Veneziano (1420 -1797) durante il quale la Serenissima riconobbe ai Cadorini autonomia legislativa ed amministrativa, riconoscendo ad essi la proprietà dei boschi e dei pascoli, l’uso gratuito delle acque ed esentando la proprietà da imposte e tasse. In questo periodo fiorente fu il commercio del legname che dai boschi del Cadore, trasportato con zattere sul fiume Piave, arrivava fino a Venezia dove veniva impiegato per la costruzione navale e l’edilizia lagunare.

Con l’avvento di Napoleone (1797 – 1813) ed il declino politico di Venezia, il cui territorio veniva invaso dagli eserciti stranieri, i Cadorini furono costretti a far buon viso sia all’uno sia all’altro dei contendenti, per limitare, per quanto possibile, le conseguenze delle ostilità belliche.
Il 13 maggio 1797 per la prima volta giunge a Pieve di Cadore un reparto di soldati francesi.

L’anno 1812 vede declinare l’astro di Napoleone. Nell’ottobre 1813 il Cadore è occupato dagli austriaci, l’Ampezzano e più naturalmente Dobbiaco cessano di far parte del distretto Cadorino. Il 7 aprile 1815 viene costituito il Regno Lombardo-Veneto.

Infrastrutture e trasporti

Santo Stefano di Cadore è attraversato dalla strada statale 52 Carnica che collega il Friuli ed il Veneto al Trentino – Alto Adige ed all’Austria, mediante la galleria “Comelico”.

Da Venezia, da Milano e da Roma si raggiunge Santo Stefano di Cadore mediante l’autostrada A27 Mestre – Belluno, poi la SS51 di Alemagna fino a Pieve di Cadore, da dove si dirama la SS51 Bis che attraversa il Centro Cadore, quindi la SS52 subito dopo aver passato il paese di Lozzo di Cadore e, dopo aver attraversato la galleria “Comelico”, dopo qualche chilometro si raggiunge il paese comelicense.

Nel centro del paese inoltre, dalla SS52 si dirama la SS355 che collega il Cadore e il Comelico alla Carnia e al Friuli (quest’ultima si ricollega alla SS52 a Villa Santina) passando per Sappada e Forni Avoltri.

 

 

Da sapere su

Santo Stefano di Cadore
Il turismo, a differenza delle limitrofe località di Sappada, Auronzo-Misurina e Padola, si concentra soprattutto in estate, anche se non manca uno skilift adatto soprattutto ai principianti.
In estate il territorio di Santo Stefano di Cadore offre diverse opportunità, in particolare una fitta rete di sentieri che permettono bellissime escursioni verso i monti sovrastanti (verso il monte Col, verso il gruppo del Crissin, il gruppo delle Terze, verso la val Grande, ecc.) con alcuni importanti rifugi come:
  • il bivacco Ursella-Zandonella,
  • il bivacco del monte Col,
  • il rifugio del monte Zovo,
  • “Giro delle Malghe” sulla cresta Carnica, al confine con l’Austria, e al di sopra della pittoresca Val Visdende, facente parte del territorio comunale.

Frazioni di

Santo Stefano di Cadore
Campolongo, Casada e Costalissoio

Persone legate a

Santo Stefano di Cadore
Alfredo Comis (1950), parlamentare e imprenditore.

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