Selva di Cadore
(Selva de Ciadore o solo Sélva in ladino)
Storia
Origini
Del primo periodo non si conosce molto, a parte che, se il Cacciatore de Mondeval de Sora, che ora riposa nel museo, si alzasse e riprendesse il suo arco per tornare a caccia, non riconoscerebbe più la vallata. Allora, infatti, circa 7000 anni fa, la Val Fiorentina era tutta coperta da bosco. Non c’erano le radure dove ora sorgono i centri abitati con attorno i terreni a seminato, il prato e il pascolo. Questo ambiente per millenni fu animato solo da cacciatori di passaggio.
Antichità ed età romana
Verso la fine del I millennio a.C. la valle cominciò ad animarsi non più soltanto di cacciatori ma anche di pastori. Greggi sempre più numerosi cominciarono a percorrere le zone più alte della vallata, dove c’erano abbondanti pascoli: dal Passo Giau a Mondeval de Sora, da Possedera e Fertazza alle zone di Staulanza, Forada e Forcella Roan. Tutti pastori probabilmente che venivano dalla zona del Cadore, già abitato da alcuni secoli. Questa provenienza trova un riscontro nell’appartenenza, dalla fine del primo secolo avanti Cristo, del territorio di Selva al Municipium romano di Julium Carnicum, e ha una prova storica inequivocabile nelle iscrizioni rupestri del monte Civetta, del Coldai e del Col Davagnin, proprio sul monte Fertazza.
Queste iscrizioni sono costituite dalle parole “FIN BEL IVL”; “fin” significa “fines”, cioè “confini”; “bel” è l’abbreviazione di “bellunati” cioè degli appartenenti al Municipium romano di Bellunum e “iul” è l’abbreviazione di “iulienses” cioè degli appartenenti al Municipium romano di Julium Carnicum. Tutta la Val Fiorentina, quindi, comprendendo anche il territorio verso il Civetta, era assegnato allo sfruttamento dei pascoli da parte dei contadini cadorini. La situazione durò così per tutto il millennio d.C., fino all’epoca alto-medioevale, quando avvennero alcuni fatti nuovi.
Il medioevo
Verso il 1000 d.C. a Selva di Cadore si è intensificata la presenza dell’uomo: non soltanto più cacciatori e pastori,ma anche boscaioli e ricercatori di minerali (ferro e piombo). Tutta questa gente, proveniente dalla Val Boite, portò nella Val Fiorentina alcuni insediamenti stagionali (durante le stagioni primaverili ed estive principalmente) che col tempo, attorno al XII sec. circa, si trasformarono in insediamenti stabili. Da allora, l’intera vallata, cominciò a trasformarsi per l’attività che l’uomo esercitava. Dapprima gli insediamenti, perlopiù legati alla pastorizia, erano con tutta probabilità del tipo “malga e abitazione” ed erano posti in zone climaticamente protette e provviste d’acqua. In queste zone (Pescul, Toffol, Marin) si cominciò a fare delle radure, tagliando il bosco ed utilizzando il legname per costruire le stalle e le abitazioni.
Le prime zone furono appunto quelle più vicine al Cadore (Pescul), poi via via le altre località fino a raggiungere Villa e Fiorentina. Dapprima gli insediamenti erano piccoli, i cui componenti, per il privilegio di rimanere tutto l’anno, pagavano alle regole di Mondeval e di Festornigo di San Vito di Cadore, proprietarie dell’intera Val Fiorentina. Via via la presenza umana si intensificò e fu necessario intensificare l’attività agricola, concentrando le abitazioni in “vile” (centri abitati) per non sottrarre spazio ai pascoli e alle coltivazioni di cereali e fava. Lo sviluppo del paese si ebbe solo nel versante da Est ad Ovest (ad eccezione di Fiorentina) per permettere un’esposizione prolungata del sole anche nei lunghi periodi invernali.
L’età moderna
A partire dal XIV secolo alle attività agro-silvo-pastorali si aggiunsero le attività artigianali e “industriali”. Si cominciò a sfruttare le miniere del Fursil nel vicino territorio di Colle Santa Lucia. Queste attività comportarono una notevole immigrazione e l’avvio di nuove attività come i carbonai ed i fabbri con l’avvio di una fonderia. L’aumento costante della popolazione, costrinse la popolazione a coltivare fino a 1600 metri di altitudine e si falciavano i prati per produrre fieno (indispensabile per nutrire il bestiame durante l’inverno) fino a 2000 metri. Fu proprio durante questo periodo che ci fu anche un sostanziale sviluppo di strade e ponti nella vallata.
Dal Novecento a oggi
Nell’ultimo secolo, vi furono dei nuovi mutamenti: cessarono le attività legate allo sfruttamento delle miniere, si combatterono ben due guerre (Selva di Cadore era infatti il confine dello Stato Italiano con prima l’Impero Austroungarico e poi con la Germania) e di conseguenza ci fu un impoverimento e una forte emigrazione di massa. Poi, a partire dagli anni ’60, tutto cambiò. Prima lentamente, poi vorticosamente. Il paese dapprima legato esclusivamente alla coltivazione della terra, all’allevamento e all’artigianato conobbe il turismo.
Fu proprio in quei anni che nacquero le prime locande e poi i primi alberghi. Ai giorni nostri, la coltivazione intensiva è stata abbandonata, resta ancora un po’ d’allevamento e al posto degli artigiani sono sorte falegnamerie. Selva di Cadore ha conosciuto il progresso con la nascita degli impianti di risalita e sfruttando i verdi pascoli del monte Fertazza di un tempo, nella costruzione di piste da sci. Oggi, due terzi della popolazione vive principalmente di turismo estivo e invernale.
Monumenti e luoghi d’interesse
Chiesa di Selva di Cadore
Preziosissimo monumento dell’intera vallata è la chiesa dedicata a San Lorenzo. Costruita nel 1234 è ancora la chiesa più grande dell’intera Val Fiorentina. Il campanile è stato ricostruito dopo i bombardamenti della prima guerra mondiale.
Chiesa di Santa Fosca
È la seconda chiesa più importante della vallata, in stile gotico, e recentemente restaurata, contiene ancora tutti i suoi preziosi decori e affreschi.
Cultura
Musei
Museo dei Vigili del fuoco
A Selva di Cadore, nella frazione di Santa Fosca, si trova un piccolo museo che ricostruisce la storia dei destuda fuoch, cioè i Vigili del Fuoco volontari. All’interno si possono trovare oltre a varie fotografie che raffigurano l’unità che c’era tra i paesani un tempo, anche le attrezzature utilizzate.
Museo Vittorino Cazzetta
Dedicato all’escursionista locale Vittorino Cazzetta, il museo ospita lo scheletro dell’Uomo di Mondeval.Lo scheletro fu trovato nel 1987 dallo stesso Cazzetta in una sepoltura mesolitica intatta, risalente a 7500 anni fa, insieme ad un ricco corredo funebre.
Oltre allo scheletro interessante è anche la preziosa collezione paleontologica che riproduce le tracce di dinosauro presenti sul monte Pelmetto, insieme a rarissimi reperti fossili. Un’ultima sezione è dedicata alla storia della Val Fiorentina con reperti del periodo eneolitico, romani, paleoveneti e una preziosa raccolta di pergamene antiche. Termina il percorso la pannellatura relativa alle miniere e ai forni legati al Fursil ed alla Via della Vena di Colle Santa Lucia.
Geografia Antropica
Santa Fosca è sicuramente il più importante centro turistico della Val Fiorentina, soprattutto grazie agli impianti sciistici facenti parte del comprensorio Ski Civetta.
L’Andria con Franceschin, Toffol e altre località rappresenta un caratteristico villaggio di montagna e l’abitato più elevato della Valle. Simili gli agglomerati di Bernart e Costa, posti tra Santa Fosca e Selva, a sinistra della provinciale.
Altre informazioni amministrative
Come in altre località del Bellunese, anche a Selva di Cadore sono attive alcune regole; si tratta, nello specifico, della Regola di Pescul, della Magnifica Regola di Selva e Pescul di Cadore e della Regola delle Quattro Regole di Vila, Ru, Piciola e Granda.
Sul finire dell’Ottocento una serie di provvedimenti amministrativi innescarono una certa polemica in quanto non rendevano conto delle radici del comune, da sempre legato al Cadore e non al Bellunese (e, più specificamente, all’Agordino): dapprima fu cambiata la denominazione da “Selva” a “Selva Bellunese”, quindi fu staccato dal Collegio elettorale di Pieve di Cadore per passare a quello di Belluno; infine, su iniziativa dell’on. Roberto Paganini, fu aggregato al mandamento di Agordo (1895). L’odierna denominazione, più precisa dal punto di vista storico, fu ufficializzata nel 1903 su richiesta dello stesso consiglio comunale.
Impianti di risalita: il Comprensorio Sciistico del Civetta e il Giro della Grande Guerra
Nel 1982 è nato il Comprensorio Sciistico del Civetta, che dalla stagione 1993/94 fa parte del Dolomiti Superski. Dispone di 80 km di piste da sci (due delle quali arrivano direttamente in paese) con un totale di 25 impianti. Questi collegano fra di loro Alleghe, Selva di Cadore, Palafavera e Zoldo Alto.
Selva di Cadore è collegata al comprensorio tramite una seggiovia che parte dalla frazione di Pescul e che facilita l’accesso ai rifugi Belvedere e Fertazza che altrimenti sarebbero raggiungibili soltanto a piedi. Questi impianti di risalita e le loro rispettive piste fanno inoltre parte del Giro della Grande Guerra.
Infatti una volta arrivati con gli sci a Pescul è possibile prendere un bus che porta al rifugio Fedare sul Passo Giau, da cui parte una seggiovia che conduce alle 5 Torri e alle piste che portano in Val Badia.