Tambre

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Storia

Numerose sono le ipotesi sull’etimologia del nome Cansiglio. Tra queste le più attendibili sembrano essere: Campus silius, Campus silens: campo, luogo piano e silenzioso; Campus silvae: spiazzo tra i boschi; Campus silis: Campo del Piave.

Anche le leggende si accavallano, tra cui quella un po’ fantasiosa che vede Attila e la sua tribù accamparsi in Cansiglio per riposare da una sconfitta.

Il toponimo “Foresta del Cansiglio” è però di origine recente. Infatti il nome Cansegio o Cansiglio era riferito esclusivamente alla conca centrale, ovvera all’attuale Pian Cansiglio. La zona circostante veniva invece denominata “Bosco d’Alpago” ed aveva comunque superficie superiore all’attuale Foresta del Cansiglio, ricadendo in gran parte nella giurisdizione del Rettore di Belluno.

Già l’uomo primitivo visitava il Cansiglio; probabilmente però non vi risiedeva, ma lo utilizzava come riserva di caccia nei periodi estivi risalendovi dalla pianura. Ciò è testimoniato dai diversi reperti con punte di selce utilizzati per armi da lancio ritrovati nel 1994 in Pian Cansiglio e a Palughetto, e precedentemente nella zona contigua di Piancavallo. Le armi venivano utilizzate 10.000 anni fa dall’uomo di Cromagnon per cacciare i grossi erbivori presenti nell’area, soprattutto stambecchi.

Gli insediamenti seguenti, dai Paleoveneti ai Romani fino ai Barbari, videro l’avvicinamento al Cansiglio soprattutto dalla parte dell’Alpago.

Il primo documento scritto riguardante il Cansiglio risale al 923, allorché Berengario I, Re d’Italia, assegnò il feudo del Cansiglio al Vescovo e Conte di Belluno, il quale poi stabilì le concessioni dei diritti di pascolo ai privati e alle comunità.

Con la nascita dei Comuni, il Bosco d’Alpago passò alle Regole della Comunità dell’Alpago, per poi nel 1404, passare con tutta la Comunità di Belluno sotto la Repubblica Veneta, anche se l’annessione ufficiale risale al 1548. L’anno seguente venne nominato il primo Capitano Forestale del Cansiglio, tale Zuanne Saler, che andò a risiedere nella località oggi chiamata Col Saler.

Dal 1797 al 1867 si alternarono i governi francese ed austriaco e quindi, nel 1871, il Cansiglio divenne “Foresta demaniale inalienabile” dello Stato Italiano, data in gestione all’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali.

Con l’attuazione delle Regioni la proprietà è stata suddivisa: nel 1965 i 1555 ha ricadenti nei propri confini sono stati trascritti alla Regione Friuli Venezia Giulia; tra il 1979 e il 1986 sono andati alla Regione Veneto 3931 ha mentre i restanti 1086 ha, costituiti da Riserve Naturali ricandenti nella Regione Veneto, sono rimasti sotto la gestione dello Stato.

I Cimbri a Tambre

A partire dal 1795 circa iniziarono a giungere in Cansiglio nuclei di popolazione cimbra provenienti da Roana, paese dell’altopiano di Asiago. Cominciarono con l’insediarsi in Pian dei Lovi e Val Bona e, in seguito, costruirono numerosi villaggi in prossimità della strada principale: Vallorch, Le Rotte, Pich, Pian Osteria, Pian Canaie, Campon. Costruivano dimore costituite da tronchi di faggio e ricoperte da scandole. Durante la seconda guerra mondiale tutti i villaggi furono incendiati dalle truppe tedesche. Alcuni furono ricostruiti in muratura: Campon, Pian Osteria, Pian Canaie, e sono ancor oggi stabilmente abitati. Altri furono invece ricostruiti in legno sul modello delle vecchie dimore.

Le attività dei Cimbri sono state, si può dire da sempre, legate alla lavorazione del legno e del latte. Avevano sviluppato una fiorente attività artigianale di costruzione di scatole circolari prodotte con fogli di legno di faggio – da ciò il soprannome di “scatolieri” – destinate a dare forma ai prodotti caseari. Parlavano una lingua di derivazione tedesca, incomprensibile alle genti confinanti, che si è andata lentamente estinguendo e di cui oggi rimane traccia solo in qualche opera storiografica. Oggi molti Cimbri risiedono nella sottostante pianura e utilizzano abitazioni dei villaggi solo nel periodo estivo. Più di qualcuno, comunque, tra quelli che risiedono stabilmente in Cansiglio o nel vicino Alpago, è rimasto legato ai lavori boschivi.

(testi tratti dalla “Guida al Cansiglio”)

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Monumenti e luoghi d’interesse

La chiesa parrocchiale di Tambre, facente parte della diocesi di Belluno-Feltre, è un pregevole edificio ottocentesco intitolato ai santi Ermagora e Fortunato (martiri aquileiensi ed evangelizzatori dell’Alpago); essa è affiancata da un imponente campanile, simbolo del paese, e conserva al suo interno, fra le altre opere d’arte degne di nota, una Via Crucis realizzata dal pittore bellunese Paolo De Filippi.

Vicino a Tambre si trova il Giardino botanico alpino “Giangio Lorenzoni”, che contiene oltre 700 specie vegetali del massiccio Cansiglio-Cavallo.

Nella frazione di Valdenogher si può visitare la cosiddetta “Casa dell’alchimista”, un antico e affascinante edificio (ora museo), la cui storia e la cui funzione sono riconducibili alla misteriosa pratica dell’alchimia.

Nella frazione di Sant’Anna si trova la tanto caratteristica “Casa del libro”, realizzata dallo scultore veneziano Livio de Marchi: si tratta di un’abitazione privata in legno dal design molto particolare, i cui elementi principali (le facciate, il tetto, il comignolo, la recinzione) riproducono oggetti e strumenti inerenti alla lettura e alla scrittura (libri, occhiali, matite).

Collocato a oltre 2000 metri s.l.m., il Rifugio Semenza rappresenta una meta imprescindibile per gli appassionati di escursioni alpinistiche.

Nei pressi di Col Indes si conservano i resti di un antico villaggio cimbro, custode silenzioso della vita rurale delle piccole comunità di origine celtico-germanica che per secoli hanno abitato gli altipiani alpini.

Il pittoresco abitato dei Micei, nell’omonima località, è un piccolo complesso di edifici rurali ottocenteschi, ormai abbandonati, che testimoniano la vocazione pastorale delle famiglie originarie del luogo.

 

Da sapere su

Tambre
La storia di Tambre non è diversa da quella di altre comunità dell’Alpago ed è strettamente connessa alla limitrofa foresta del Cansiglio (il cosiddetto “Bosco dei Dogi” o “della Serenissima”, come è stato significativamente chiamato per sottolinearne la funzione di riserva di legno della Repubblica di Venezia). La parrocchia di Tambre venne istituita nel 1730, divenendo autonoma da quella più antica di Pieve d’Alpago, e l’attuale chiesa fu consacrata nel 1845. Dedita soprattutto alla pastorizia, e in particolare all’allevamento del prelibato agnello d’Alpago, la comunità di Tambre si è progressivamente ingrandita nel corso degli ultimi secoli, fino a diventare, più di recente, un’apprezzata meta turistica.

Frazioni di

Tambre
All’O, Benedet, Borsoi, Brolio, Broz, Buraci, Campon, Canaie, Cansiglio, Civit, Col Indes, Federa, Frassenei, Fullin, Lavina, Malolt, Micei, Moretti, Pianon, Pian Osteria, Sant’Anna, Scurzan, Soralavina, Tambruz, Valdenogher, Valmenera, Valturcana, Vivaio

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