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Lagole è una località termale che si trova nel comune di Calalzo di Cadore.
Chi è ospite in Cadore non può non visitare la zona di Lagole, luogo di singolare bellezza e sito archeologico più importante del Cadore. In epoca preromana e romana (IV sec. A.C. – IV secolo d.C. ) ospitava un tempietto votivo dedicato a una divinità sanante (detta Trumusiate) significativo luogo sacro della civiltà paleoveneta. Per l’importanza dei ritrovamenti, oggi al Museo Archeologico di Pieve di Cadore, è seconda solo al sito archeologico di Este.
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Caratteristiche naturalistiche
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È caratterizzata dalla presenza di numerose sorgenti di acque minerali e non, poste a breve distanza fra loro, in un’area del diametro di un centinaio di metri. Molto probabilmente tali acque hanno comune origine nel bacino meridionale dell’Antelao e, dopo un complesso percorso in profondità, riaffiorano in questa zona ad una temperatura attorno ai dieci gradi centigradi, con un notevole arricchimento di solfati alcalino terrosi. A causa dell’impermeabilità del suolo, costituito da strati gessosi di colore rosato, bianco e grigio chiaro, le acque scorrono con ruscellamento a spaglio senza creare alveo e confluiscono nel laghetto detto “de le Tose“.
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Pare, inoltre, che fin dall’antichità fossero conosciute le proprietà terapeutiche dell’acqua delle sorgenti di Làgole, ottima ragione, nient’affatto secondaria, per un benefico e salutare soggiorno in questa località. Oggi Làgole è ancora un angolo di paradiso dove trascorrere giornate indimenticabili: si può passeggiare lungo le rive del lago, prendere il sole sulla spiaggia o inoltrarsi tra i boschi lungo un ruscello dall’acqua purissima.
La divinità sanante Trumus Icatei
« Ša.i.nate.i. / zon »
(A Šainate in dono.)
Le caratteristiche naturalistiche di Làgole, con il suo clima mite, sono certamente stati elementi chiave per lo svilupparsi in loco, nel III sec. a.C., di un complesso santuariale dove si celebravano culti legati alla libagione e al consumo rituale delle acque salutari. Durante la campagna di scavi organizzata da Giovanni Battista Frescura e dal dott. Enrico De Lotto negli anni 1949-1952, vennero infatti alla luce numerosi manici di simpulum bronzei con iscrizioni in lingua venetica e latina, lamine lavorate a sbalzo e statuette di bronzo rappresentanti guerrieri, figure in atteggiamento orante o donante, e animali. I manici degli attingitoi, spezzati dalle coppette dopo il consumo delle acque (bevute o utilizzate per abluzioni e bagni), recavano quasi sempre un’iscrizione contenente semplici testi votivi costituiti generalmente dal nome e dal patronimico del donante, dal nome o dall’epiteto della divinità e da formule dedicatorie. Il ritrovamento in loco di numerose mandibole e ossa della parte terminale delle zampe di ovini e caprini, fa supporre anche la celebrazione di sacrifici animali. L’ipotesi più accreditata ritiene che la sanante Trumus Icatei sia una divinità benefica “trimorfa”, ipotesi avvalorata dal rinvenimento di un lamina recante al centro una decorazione a sbalzo con tre teste. In epoca romana alla sanate tricipite subentrò un Apollo iatrico e il culto durò fino al IV sec. d.C.
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